23 novembre 2014

Fare l'educatore

Fare l'educatore è bello perché ti ritrovi nello stesso giorno a tenere per mano Alessia che cerca di fare i suoi primi passi camminando tutta traballante.  È così piccola e delicata che hai quasi paura a sfiorare. Ti guarda così intensamente che sembra che ti voglia dire: "Mi vuoi anche se mi devi stare sempre vicino?" E poi ti fanno tantissima tenerezza i suoi compagni che tra baci e carezze non le fanno mancare mai il sorriso. Poi sempre nello stesso giorno ti ritrovi ad urlare in classe a Leonardo di piantarla. Lo minacci  che se non si rimette in riga lo tieni fermo oltre la fine della scuola. E lui continua e non la smette. Ma ti chiede anche di portalo come l'altra volta giù da basso nella palestrina dove lo hai fatto giocare. Lì scopre che tutto il casino che vuole fare può avere un inizio e una fine dentro un gioco inventato da entrambi con dei cerchi e dei birilli. E ti rimangono impressi i momenti in cui lo vedi tranquillo e felice. 
Così te ne puoi ritornare a casa tra i soliti dubbi, la sensazione di non aver mai fatto abbastanza e che la prossima volta potrebbe ricominciare tutto da capo. Ma comunque scopri sempre che ci sono bambini come Alessia e Leonardo che nonostante tutto quello che non hanno riescono sempre a darti qualcosa. E questo è il mistero che più di ogni altra cosa ti dà la forza di andare avanti. 

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