05 novembre 2014

Accettare Obama

C'è un conflitto di fondo tra la visione di un certo tipo di futuro e il presente in cui viviamo. Barack Obama ha saputo farci rialzare lo sguardo verso un ideale di società a cui dovremmo ambire. 
Non ha saputo, e con lui i progressisti che lo seguono, renderci consapevoli del fatto che i nostri vizi, se così si possono chiamare, oggi ci rappresentano e tutto sommato ci piacciono. Dividere il mondo tra l'uomo di destra egoista, cinico, menefreghista e profondamente capitalista e quello di sinistra sensibile, socievole, premuroso, collettivista e rispettoso non ha più senso, se mai lo avesse avuto. Siamo tutti più simili di quello che si possa pensare. E ogni rivoluzione almeno culturalmente annunciata, entra in conflitto con una profonda accettazione del nostro modo di essere e con la presa d'atto del presente in cui viviamo. Per questo è possibile operare soltanto per piccoli passi, migliorie che ci fanno andare avanti, piano piano, senza l'ansia di dover pensare che il modo in cui stiamo vivendo sia del  tutto sbagliato. Questo conflitto porta ad aspettative disattese che inevitabilmente fanno venire meno il consenso a chi le aveva professate. In realtà Obama si è complessivamente comportato bene attraverso politiche che apportassero quelle migliorie di cui parlavo. Ma è evidente che di fronte ad un certo tipo di elettorato, quello democratico, progressista e di sinistra,  tutto questo ha portato disaffezione. I nostri peccati consumistici non si cancellano da un giorno all'altro e la terra continueremo a plasmarla per i nostri interessi. Possiamo razionalizzare certi comportamenti, ma non possiamo credere di poter essere diversi da quello che siamo attualmente. È inutile simulare virtù che non si hanno. Oggi come oggi un politico di sinistra non riesce più ad essere coerente tra un certo modo di pensare e un certo modo di agire. Ed è per questo che a volte appare essere ipocrita. 
Obama è stato un buon presidente perché ha saputo fare il proprio dovere apportando tra l'altro delle finezze che il rozzo elettorato del giorno d'oggi non è neppure capace di cogliere. Un presidente di buon senso. Per niente ipocrita, ma ipocrita agli occhi di chi ha voluto rappresentarlo in un certo modo. Ha deluso chi si è accorto che in fin dei conti era come uno di noi, anche un po' di destra. Ma lo spazio intermedio in cui si pongono le persone intelligenti nell'attuale clima da tifoseria, fa perdere consenso. 
Sulla politica estera invece penso che si sia trovato in conflitto tra il bisogno di ridimensionare il ruolo degli USA che il suo predecessore aveva invece utilizzato in modo spropositato e la necessità di avere ancora nel mondo una presenza autorevole degli americani per lo meno fino a quando non si avranno alternative democratiche di tale forza e spessore. 

Nessun commento: