29 novembre 2013

Grazia

C'è un nuovo ma vecchio termine che si sta insinuando piano piano nei meandri culturali della nostra società. E' quello di grazia che quasi per reazione all'ipertrofia imperante dell'uomo come viatico per avanzare facendosi strada tra le difficoltà della vita, cala in tutti noi. Terminato il tempo delle conquiste sotto il cortocircuito dell'infinito capitalistico, l'uomo si ritrova solo con le sue potenzialità spuntate da una condizione irrinunciabile. Nell'era della tecnica ci stiamo accorgendo che siamo più simili a quello che volevamo dominare, in senso lato la natura. Nella ricerca di grazia c'è tutto il senso del nostro profondo essere. C'è l'umile presa di coscienza delle nostre debolezze, dei nostri limiti. C'è un profondo atto di fede, di totale fiducia verso qualcosa di più grande di noi e dunque verso l'accettazione di un ruolo di responsabilità e non di mero dominio. Ma nel senso di grazia c'è anche una riscoperta di una nostra natura più intima, che ci appartiene. La grazia rappresenta il nostro movimento spontaneo nel mondo e, per chi ci crede, la via verso la pace eterna. Per cui tutto può iniziare qui adesso. Alla ruggine degli ingranaggi alla quale abbiamo affidato il tempo della nostra vita, un nuovo, ma vecchio senso di armonia può riportarci ad una dimensione umana più adatta, più serena e semplicemente più bella.

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