11 ottobre 2010

GUARDARE, TOCCARE E POSSEDERE


Una volta i propri desideri si sognavano. E nel sogno c'era tutto. Si leggeva un romanzo per immedesimarsi nei panni di una bella fanciulla intenta ad aspettare il principe azzurro. Ci si ritrovava davanti ad un camino scaldando gli animi di una vita semplice e scandita dalla fatica per lasciarsi andare tra le braccia di un racconto. La vita si faceva sentire in tutta la sua dimensione reale, con i bisogni del corpo che non potevano ingannare nessuno perchè alla sofferenza non c'erano alternative, perchè le possibilità potevano seguire un'unica direzione. Nella sopravvivenza quotidiana soltanto chiudendo gli occhi si poteva mettere in pausa quella monotonia del tempo sempre rovesciato come una clessidra che inesorabilmente riempie la propria fine. Mentre adesso si vuole guardare, toccare e possedere togliendo libertà anche alle cose. Non esiste più lo spazio del sogno dove tutto riesce a mantenere una propria dignità. Le immagini hanno la violenza luminosa di uno schermo televisivo. Le immagine assumono un senso se hanno la forza ossessiva di una narrazione pubblicitaria. Tutto diventa un mezzo per riempire le nostre menti di desideri. Ma i desideri hanno un senso se si costruisco dentro, se nascono dal profondo del proprio cuore. Quei desideri che ci provengono dall'esterno sono artificiali e hanno soltanto la funzione di riempire la nostra passività fino a prendere spazio, come se fossero dei tumori, tra i nostri sentimenti. Si vuole toccare perchè a tutto bisogna dare un senso del fare, anche alle cose virtuali. E infine si vuole possedere per poter ammobiliare gli antri vuoti del proprio essere. Gli altri, la vita degli altri, magari come quella di una giovane fanciulla ancora nuova, pronta da scartare, da guardare, toccare e possedere. Così con le proprie pulsioni che prendono il sopravvento per la forza che hanno di farsi spazio nella confusione del proprio mondo interiore, occupato ed ossessionato, svuotato dai sentimenti e riempito dalle cose. Per poi perdersi mischiando la vita e la morte. Per poi nell'incubo non fare più ritorno.

1 commento:

Unica-mente ha detto...

Bellissimo pensiero.