07 ottobre 2010

SARO' ZITTO


Ogni tanto capita di parlare con il solito fascista. Lui sosteneva che il romeno ubriaco che aveva investito ed ucciso dei ragazzi non doveva essere scarcerato. Io, con la mia falsa e fragile modestia e con il mio odioso tono da saputello sempre sotteso da un profondo substrato di ignoranza, cercavo di "ragionare" sul fatto che l'essere romeno per prima cosa non doveva c'entrare niente e che poi non fosse facile dare un giudizio così perentorio su un fatto che purtroppo potrebbe capitare ogni giorno, anche tra noi, magari dopo un semplice bicchiere di vino. Paranoie insomma. Però penso e sono convinto che non possa esistere giudizio senza che prima non ci sia comprensione, cosa che a volte, è forse solo dio in grado di fare. La serata poteva anche accendersi in quelle discussioni che lasciano il muso e poi il silenzio. Ma ho anche imparato a capire le ragioni dell'altro, a parlare considerando il suo punto di vista e ad ipotizzare sugli altri. Alla fine ho avuto la sensazione che ci fossimo lasciati con quel senso di riflessione negli occhi, sempre piacevole quando si è potuto civilmente ed educatamente parlare. Ovviamente la discussione ha preso altre direzioni, con ognuno che tirava fuori le cosiddette proprie teorie. Non riuscirei comunque a riportarne il contenuto, come spesso accade verba volant e scripta manent. Mi rimane però l'immagine di un ragazzo molto deciso nelle sue sentenze con l'idea che nella vita ci siano dei prezzi da pagare. Mi dava l'idea di sostenere che le conseguenze matematiche non potessero essere messe in discussione. E poi era di destra, ingenuamente fascista tanto quanto l'ingenuità dei miei pregiudizi. Qualche mese dopo ho saputo che il mio occhio clinico più che essere consumato è del tutto inutilizzato. Avevo pensato di diagnosticare che avesse una displasia dell'anca. Lo so, questo naturalmente non c'entra niente con quello che avevo scritto prima. Ma se poi la sua ragazza arriva a confidare dei suoi problemi, di una protesi che forse è la causa di un fastidiosa reazione cutanea, del moncone che si gonfia e si sgonfia, allora...allora le parole non valgono niente perchè di fronte ad un ragazzo che perde il proprio piede sul lavoro bisogna soltanto stare zitti. Soprattutto nel mio caso.

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