10 maggio 2010
LE ROTAZIONE NELLO SPAZIO
L'occhio della telecamera gira intorno alla terra guardandola dall'alto. Si pone in cielo zoomando nell'arida terra di Alessandria, come se volesse farci guardare un lembo del nostro passato mettendoci a debita distanza. Lo sguardo si pone obbiettivo verso una vicenda presa a pretesto per raccontare i movimenti di una società che stava cambiando. La stessa storia del mondo, in sostanza, aveva ormai già assunto un nuovo corso. Ipazia, anzi, giustamente Agora' di Alejandro Amenábar, vuole mantenere il proprio spazio mentre la società in cui vive segue la cruenta rotazione delle diverse esperienze culturali di cui è costituita. Guardando il cielo cerca di capire come possano muoversi le stelle in quel modo sempre così armonioso, ognuna seguendo il proprio percorso. Alla perfezione della volta celeste, si contrappongono le contraddizioni dei movimenti religiosi che per affermarsi e prendere spazio non esitano a provocare, uccidere, distruggere e a macchiarsi di ogni tipo di atrocità e ingiustizia. Potrebbe essere visto come un film che vuole mettere in luce gli aspetti più bui delle prime esperienze cristiane al potere religioso e per questo politico di una società. Ma lo sguardo vuole essere più ampio. Non c'è la contrapposizione tra un movimento più giusto rispetto ad un altro. Ognuno si porta dietro le proprie colpe. La stessa Ipazia non partecipa alla diatriba tra le diverse religioni, non esprime nessun giudizio di merito. Rimane assorta nei propri pensieri, nel proprio agora' rappresentato da una mente che vuole guardare oltre le certezze del tempo in cui vive. A chi la vorrebbe vedere battezzata, afferma che lei deve poter mettere in dubbio le certezze che acquisisce con la ragione, a differenza di coloro che nelle scritture dei testi sacri vedono soltanto dei punti fermi. Ipazia dialoga con se stessa, con rispetto, ma non senza conflitto interiore. Ogni idea ruota insieme alle altre, quasi rispettandone il reciproco spazio costituito dalle esperienze culturali dalle quali attingono le proprie ragioni di carattere filosofico. La forza delle intuizioni di Ipazia sono rivoluzionarie perchè danno sostanza al pensiero umano facendolo divenire, crescere e maturare senza lasciarlo sgretolare sotto l'inevitabile passaggio del tempo. Rappresenta una delle più alte espressioni del pensiero scientifico ante litteram. Mentre in quel lembo di terra antica, ognuno vuole imporre tutta la durezza delle proprie pietre, scalzando le fedi altrui. La distruzione della biblioteca di Alessandria, rappresenta l'abominevole desiderio di non lasciare nessuna traccia di un diverso punto di vista culturale. Tutti gli spazi vanno occupati, annientando le esperienze precedenti. Le alte robuste porte della città fortificata che si chiudono vengono sostituite dallo spessore del testo biblico che il vescovo Cirillo tiene alzato tra le mani per imporre una verità che tutti senza esitazione devono seguire. Nello stesso spazio non c'è possibilità di muoversi in modo armonioso come le stelle della volta celeste. In questo ci può essere una lettura della nostra epoca che vivendo l'esperienza della globalizzazione soffre dell'intrecciarsi di diverse culture. Ipazia sembra seguire senza troppo patos il proprio destino deciso e segnato dai parabolani. E' assorta in uno sguardo verso i misteri della creazione e forse si sarebbe potuta salvare se avesse lasciato spazio nel proprio cuore all'amore di uno dei suoi giovani spasimanti, ma ciò sarebbe avvenuto a discapito di quello che simbolicamente rappresenta come personaggio nella sua esemplare esperienza culturale.
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