05 febbraio 2010
L'INSTABILITA' DELL'ONNISCIENZA DI OGGI.
Ho di recente famigliarizzato con l'utilizzo di Google Reader . Lo trovo comodo e fatto bene. Mi soddisfa. Scorro le iscrizioni soffermandomi sulle notizie che in quel momento mi interessano di più. In un' unica pagina ho la possibilità di vedere gli aggiornamenti ai siti a cui faccio riferimento. Posso organizzarlo in cartelle e usufruire di tante altre funzioni. E' forse proprio il caso di dire che con Google Reader colgo ogni notizia al volo. Naturalmente se stessi a leggere tutto dovrei passare un' intera giornata davanti allo schermo. Devo allora fare una selezione, rapida con lo sguardo mentre scorro le pagine. Il problema è che se si esagera con le iscrizioni questo lavoro di selezione diventa un po' più complesso. Cadendo in questo errore alla fine può succedere di ritornare alla vecchia homepage del proprio giornale di riferimento, nel mio caso il Corriere. Certi strumenti informatici permettono comunque di accedere ad un flusso d'informazioni tali che un tempo erano impensabili. Io sono uno di quelli che aveva colto con entusiasmo il televisore nuovo, non tanto per le sue prestazioni, ma per la presenza del televideo. Mi piaceva leggerlo. E' un sistema semplice e sulla sua organizzazione, in pagine tematiche decisamente poco dispersive, qualche sito secondo me dovrebbe anche fare riferimento. Dunque l'avvento dei feed reader non può che darmi entusiasmo. Non è poi un caso che i tanto di moda social network siano ormai paragonabili a quest'ultimi. Insomma con certi strumenti sembra di avere sott'occhio proprio tutto quello che accade. Per esagerare si può anche dire che alcune volte ci si sente addirittura onniscienti. Lo sguardo che scorre sulle pagine di un sito web diventa come l'occhio di dio che osserva tutto dall'alto. Ma pian piano ci si accorge di essere investiti da un flusso di dati che non si ha la pretesa di fermare per il semplice fatto che altre informazioni sono subito dietro l'angolo. Si leggono dati aspettandosi già i successivi antidati. Paradossalmente la propria onniscienza diventa precaria, perchè l'attimo in cui si crede di sapere tutto deve essere subito abbandonato per spostarsi al successivo pacchetto di informazioni. Questo avviene perchè l'uomo non è fatto per immagazzinare dati, ma per interagire elaborando le informazioni del proprio mondo interno ed esterno. A volte il rischio dell'utilizzo di internet sta nel ritrovarsi a non dover più interiorizzare niente, mantenendo tutto ad un livello superficiale perchè poi saranno i grandi motori di ricerca a darci una mano. Sembrano quasi delle protesi a ridosso della nostra mente. Quasi un bastone o una sedia a rotelle che però facendoci stare seduti ci fa utilizzare di meno il cervello. Ma non a caso il grande filosofo matematico Cartesio disse "cogito ergo sum" e non "so, dunque sono". Io per questo penso che possiamo ben poco scappare dal nostro modo d'essere, dalla nostra natura, dalla natura stessa. Per vivere essere contenitori passivi di informazioni serve ben poco, è dispersivo e rende soltanto la propria coscienza fragile perchè non viene più a crearsi un substrato mentale di base da poter essere richiamato alla mente. La nostra sopravvivenza è dovuta anche alla possibilità di poter adattare le basi dei nostri schemi mentali a diverse esperienze. Dobbiamo essere in equilibrio con il mondo e non avere punti di riferimento sempre fluidi e traballanti, tra dati e antidati. Curioso è ad esempio il fatto che un deficit dell'equilibrio monolaterale venga compensato dall'organo opposto a differenza di quello che avviene per altri sensi. Dunque anche nel mare del web l'uomo saprà fermarsi ritrovando il piacere di pensare.
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