05 gennaio 2010

AVATAR


In quello che è considerato il film dell'anno "Avatar", il regista James Cameron riesce a rendere il futuro attuale e nello stesso tempo reale un mondo fantastico. Gli avanzamenti tecnologici che vengono proposti sembrano appartenerci. Non si discostano dal nostro immaginario futuribile. Elementi come una semplice sedia a rotelle o un libro di carta buttato per terra creano una situazione di continuità tra il nostro periodo e quello che ci aspetta dal punto di vista del progresso scientifico. Non mancano naturalmente passi più azzardati come il trasferimento di coscienza da un corpo all'altro. L'avatar in gergo informatico è per l'esatezza "un'immagine scelta per rappresentare la propria utenza in comunità virtuali". E' un termine preso dall'induismo; significa "colui che discente". L'avatar è la nostra virtuale rincarnazione. C'è un mondo fantastico che ci appare possibile anche in tutta la sua lucentezza. Viene descritta in modo armonico tutta l'evoluzione della natura, integrando le onde magiche dei fondali marini e il senso d'infinito delle vette celesti. Il protagonista del film passa da un tipo di mondo all'altro. C'è quello distaccato, chiuso in una "scatola di latta". Il respiro non si integra più con l'aria che circonda tutte le altre forme di vita. L'uomo separato dalla natura sembra perdere sè stesso, la sua parte migliore. Nel mondo dei Na'Vi c'è il significato profondo della danza. L'armonia dei movimenti che sembrano scaturire da un abbraccio collettivo permettono di unire il proprio essere al resto del cosmo. L'uomo non si completa con delle protesi artificiali, ma ritrovando un dialogo con il trascendente che si cela nel mistero che ci offre la natura. Solo essa è ancora in grado d'incantarci. C'è il tema profondo dell'amore che riesce a conquistare, a creare un profondo senso di appartenenza e ad unire come nessun viaggio iterplanetario riuscirà mai a fare. Un'amore che fa parte della vita, anche nelle cucciolate dei branchi più feroci, ma che non c'è più nell'uomo dallo sguardo di ghiaccio, intento a vestirsi soltanto del proprio potere. Non mancano le solite mitologie, gli evidenti riferimenti anche alla più recente cinematografia. Alla fine sembra esserci un unico grande monito. Al frastuono dell'uomo la natura risponde. Il nostro rapporto con il resto del creato resta imprescindibile e si spera che in questo senso l'attuale coscienza collettiva continui a maturare. Ci siamo messi in un avatar che non ci rappresenta più, è ora di ritrovare realmente noi stessi.

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