14 dicembre 2009

NON E' MORTO


Quella statuetta del Duomo che ha colpito in pieno volto Silvio Berlusconi sembra aver avuto una traiettoia di ben 14 anni. La vedo passare nell'aria di un' epoca in cui nell'arena politica si sono avvicendati numerosi conflitti, mentre all'esterno il paese sembrava rimanere tragicamente immobile. Chiedersi chi l'abbia scagliata metterebbe in imbarazzo tutti quelli che pensano di essere senza peccato. Nel giusto delle proprie ragioni, molti avrebbero simbolicamente colpito il bersaglio. In politica c'è un radicale senso della verità, sempre netta e ben definità che ci fa propendere o per il sì o per il no. Difficilmente esistono i sensi di colpa. Fare politica vuol dire scegliere, stare da una parte o d'altra. I buoni propositi di venir incontro alle esigenze dell'opposizione e di quella parte di paese che rappresenta, rimangono tali. L'ambiguità per un politico sarebbe la sua condanna a morte. Il popolo sembra quasi che non riesca a cogliere l'importanza che anche un compromesso qualche volta può avere. In effetti nessuno in tutti questi anni ha mai voluto fermare quella statuetta del Duomo di Milano. Ci sono sacro sante motivazioni che hanno portato tutti quanti a barricarsi dietro le proprie posizioni. In un panorama politico fatto sopratttutto di anomalie, non c'è spazio per capire le ragioni degli altri. Il senso di sfiducia che ha permeato tutto il paese verso la classe politica, ha fatto sembrare qualsiasi mossa finalizzata al puro opportunismo e al soddisfacimento dei propri interessi personali. Non si è mai evitato di fare tanta dietrologia sulle questioni più o meno importanti. Il fulcro di tutto questo è stato inevitabilmente un uomo come Silvio Berlusconi che ha saputo meglio di altri parlare alla pancia del paese. E' sceso in campo come l'uomo in più necessario per far vincere la partita a questo paese. Sì è presentato con dei mezzi che i suoi avversari potevano soltanto immaginare. Ha saputo raccontare un mondo tutto pieno di minacce al di fuori del suo personale raggio d'azione. Chi non ha voluto saltare dalla sua parte si è ritrovato smarrito e impotente, senza mai capire dove realmente volesse andare e forse senza il vero desiderio di volerlo spodestare. Non c'è mai stato tempo per sconfiggerlo sul piano politico perchè nessuno è mai riuscito a sostenere i suoi ritmi e a prepararsi ai suoi colpi di scena. Anzi, l'opposizione ha finito per interrogarsi solo su sè stessa, ad andare incontro ad una profonda crisi d'identità fino a dare l'idea di non essere mai stata veramente pronta per governare, neppure alla prova dei fatti. E' rimasto soltanto il senso della contrapposizione tanto per continuare ad accorgersi della propria esistenza. Il tutto mentre quella statuetta continuava a viaggiare, in aria, negli anni, perdendosi nel mistero delle proprie origini. Finchè un bel giorno non è arrivata a destinazione, segnando di sangue il volto di colui che ha fermato questo paese per poter continuare a cresce personalmente. Ma dove senza la morte non esiste la parola fine, il tempo continua a scorrere diventando sempre di più il suo. Mentre gli altri passeranno il resto dei propri giorni a chiedersi in vano dove hanno sbagliato, che cosa non hanno capito e dove bisogna stare, lui avrà sempre più spazio per raccontare il proprio mito e illudere i poveri cristi.

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