
Alcuni ricercatori di due importanti università sono giunti alla conclusione che i credenti tendono ad attribuire a dio i loro stessi pensieri. In particolare hanno potuto visualizzare che nel cervello si attivano le stesse aree qualora venga fatto un proprio ragionamento o si supponga che cosa possa credere dio. Capita probabilmente in molti altri ambiti, non solo in quello religioso, di attribuire i propri pensieri a qualcun altro che è stato, in qualche modo, da noi stessi idealizzato. Recentemente questo meccanismo ha interessato personaggi come l'attuale presidente degli Stati Uniti d'America, Barack Obama. Il ruolo messianico che si è dato lo stesso leader americano ha contribuito a renderlo un personaggio pieno di aspettative, nonché di tutti quei buoni propositi di cambiamento che moltissima parte della popolazione mondiale desiderava dopo gli anni bui della precedente amministrazione. Dunque per alcuni, visto le recenti scelte fatte in politica estera, le speranze sono state disattese. Ne sono un esempio le forti prese di distanza da parte di molti intellettuali che lo avevano prima ampiamente sostenuto. Tuttavia è innegabile un cambiamento di rotta, segnato da una politica di tipo relazionale e non esclusivamente unilaterale. L'attuale presidente non ha le sembianze del pacifista più estremo, ma non persegue neanche le strategie macchiavelliche dei suoi predecessori. Dal punto di vista politico Barack Obama rappresenta comunque quel salto di qualità che una società moderna e avanzata come la nostra doveva aspettarsi. In effetti un certo modo di fare politica stava ulteriormente aumentando il divario tra sviluppo tecnologico e sociale a livello mondiale. L'avergli attribuito il premio Nobel per la pace può esser sembrato per molti un azzardo, motivato più sulle intenzioni che su altro. Ma come avevo già detto per Al Gore, ci sono personaggi che simbolicamente assumono un ruolo chiave e di estrema importanza nel favorire la pace nel mondo. In questo senso Barack Obama è l'emblema di un ritorno ad un mondo fatto di relazioni, che non può più avanzare in modo disunito, che ha a cuore il destino di tutta l'umanità se non altro per il fatto che alcune conseguenze hanno ormai effetti globali. Detto questo non bisogna neppure dimenticarsi che per gli americani un presidente deve avere determinate caratteristiche tra le quali quelle di avere una visione messianica del ruolo che la stessa America deve avere nel mondo. Non sarebbe mai diventato presidente se avesse proposto un atteggiamento subalterno alle problematiche questioni del modo. Gli USA rimangono pur sempre un paese di protestanti, con inculcato un profondo senso di "evangelizzazione". Rileggendo alcuni passi del suo saggio scritto quando era ancora senatore, "Renewing American Leadership", si può ben notare come le scelte politiche di Barack Obama siano coerenti ai suoi precedenti pensieri e non a quelli che gli hanno attribuito i soliti sostenitori di passaggio.
Nessun commento:
Posta un commento