
Molti ricorderanno la leggenda del cavallo di Troia come un'astuta scelta tattica utilizzata dai greci per espugnare la roccaforte troiana. Tramite questo presunto regalo, fatto dopo anni di infruttuose battaglie, i greci riusciro ad entrare tra le mura di Troia e cogliere alla sprovvista i propri nemici. La storia è talmente semplice ed efficace che la si può raccontare ai bambini quasi come se fosse una parabola. Siamo naturalmente nell'ambito del mito. Per vincere una sfida non basta la forza, bisogna saper usare anche il cervello. Ci saranno senz'altro altre chiavi di lettura. I troiani forse non sanno che fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio soprattutto se hai di fronte il tuo più acerrimo nemico. Rimane comunque una narrazione molto semplice. Ma una semplificazione didattica potrebbe anche sottendere un corrispettivo storico più profondo. Il cavallo di Troia può essere visto come la modalità con la quale si cerca di cambiare una società operando dal suo interno. E' l'emblema di un'azione di cambiamento che può essere attuata nel momento in cui si accettano le regole dell'integrazione. Si entra tra i confini territoriali di chi fino ad allora ci è apparso diverso. Nella nostra epoca quest'azione virale potrebbe essere vista nel modo in cui si è deciso di approcciarsi alla società cinese. I regali, senz'altro materiali, del capitalismo, rappresentano più che un vero e proprio dialogo sviluppatosi su posizioni diverse, l'accetazione di una società che saprà cambiare sotto l'influenza del tempo e, per l'appunto, di una lenta, ma inesorabile integrazione.
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