
Se uso il termine "bambino" presumo che ci sia una persona in questione. Ma dal punto di vista ontologico quella dello status dell'embrione è per il momento una questione indicibile. Dunque è del tutto avventato parlare di omicidio. Nessuno nega che non ci sia vita. Infatti l'argomento della potenzialità è riferito al concetto di persona, non a quello di vita. Parlare di persona facendo riferimento sia alla madre che all'embrione significa equiparare entrambi agli stessi diritti. Ma è evidente che questo crea dei conflitti. Non si può fare una scala dei diritti, altrimenti si entra in contraddizione con il concetto di uguaglianza. A chi deve essere assicurata la sopravvivenza a discapito dell'altro? Soltanto a chi è in grado di prendere una decisione? Dunque giuridicamente parlando non ci si può fermare ai dubbi che ci lascia l'ontologia, ma bisogna trovare una soluzione che sia ampiamente accettabile. Sul fatto che la donna sia una persona non ci sono dubbi, neppure nel più acerrimo dei maschilisti. Il suo diritto alla salute non può essere inficiato da mere questioni di carattere filosofico. Salute che non riguarda soltanto le condizioni prettamente biologiche di una persona, ma che rientra, giustamente, in una definizione più ampia. Questo è il punto che gli antiabortisti non capiranno mai.
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