12 settembre 2009

PER NON PERDERE


La giornata inizia senza la voglia di fare niente: Non essendoci frutti da cogliere nel breve termine, tutto sembra essere più vano del solito. Allora, pieni di insoddisfazione, ci si lascia alle spalle il mondo reale per immergersi a capofitto in quello immaginario di un campo di battaglia delimitato dai quattro angoli di una scacchiera. Ma come spesso accade, cambiare ambiente non permuta quell'insopportabile stato d'animo che ci portiamo addosso. Si perde avendo la presuntuosa senzazione di essere più forti. Le sfide sembrano sfogliarsi via come le pagine di un giornale letto in tutta fretta. Se manca la cosiddetta grinta si accetta la sconfitta quasi come a voler fare un atto di cortesia nei confronti del proprio avversario. Si perde e si riperde e si riperde ancora. Ma tutto sommato ci si sente anche consolati dalla consapevolezza di non aver dato il massimo. Ci si rende conto di non aver ancor assunto quegli automatismi che possono portarti alla vittoria con facile disimpegno. Per chi gioca a scacchi questi pensieri rientrano quasi nella normalità. Ci si sente avere quel qualcosa in più rispetto agli altri. Sulla scacchiera siamo tutti più intelligenti. Nessuno accetta la sconfitta senza pensare di aver perso per il semplice motivo di non essersi applicato abbastanza. Le sviste sono solo il frutto della propria stanchezza. Le aperture sbagliate sono la prova che si vuole dare il giusto peso a quello che è tutto sommato un gioco. Si imputa la colpa alla poca preparazione o alla mancanza di esperienza, non sempre a torto. Molti trovano nel finale il problema di tutte le loro sconfitte. E' vero che non tutto può essere improvvisato, ma non sempre ci si rende conto che il valore di un pedone in più è incommensurabile rispetto a quello che potrebbe avere nelle fasi precedenti della partita. Tuttavia non è la propria presunzione che porta ad accettare senza svolta tutte quelle sconfitte. Alla fine se si gioca si vuole anche vincere. Alcuni fanno il loro ingresso in qualche circolo scacchistico. Altri aspettano, quasi come se avessero il timore di confrontarsi con chi potrebbe fargli fare una brutta figura. A volte il senso di realtà è quanto di più fastidioso ci possa essere. I più invece si affidano ormai a cogliere qualcosa nel vasto mare di internet. Questa è un epoca in cui non è mai stato così facile essere autodidatta, pur rimanendo tutti i rischi e limiti del caso. Il materiale sugli scacchi che si può trovare navigando da la sensazione di essere infinito. Le partite da analizzare diventano di facile lettura attraverso scacchiere animate, mentre un volta bisognava spostare i pezzi leggendo ogni singola mossa sulla pagina di un libro. Ma è poi grazie all'opportunità sempre più ricca di poter giocare online contro altre persone e non ad uno sterile software, che ci si avvale della possibilità di fare esperienza. C'è chi si appassiona in modo approfondito agli scacchi per vincere, io lo faccio per non perdere. Ieri non so quante partite abbia perso di fila. E' stata una di quelle giornate in cui si gioca quasi ossessivamente di continuo. Ho comunque avuto la sensazione che con nessuno avrei potuto perdere se solo avessi avuto quel qualcosa che si chiama grinta. D'altronde sfidavo persone con un punteggio adeguato al mio livello di gioco. Ma poi giocando e rigiocando mi sono accorto che la giornata non sarebbe finita poi così tutta negativamente. Ho cominciato a non perdere più. Ho cominciato a non voler perdere più. Mi son sentito baciare dalla fortuna e ho addirittura pensato che un certo "forsesonounpollo" abbia voluto aiutarmi. Insomma con maggior convinzione i risultati sono arrivati facendo della giornata di ieri una di quelle in cui abbia avuto la striscia più lunga di vittorie, considerando anche le poche patte che rientrano per l'appunto nella mancanza di sconfitte. Alla fine mi sono reso conto di aver sfidato semplicemente me stesso.

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