10 settembre 2009

LA SCAPIGLIATURA


Sull'opuscolo che presenta la mostra colpisce subito quella parola messa tra virgolette, quasi come se volesse essere nello stesso tempo sia evidenziata che contenuta. La Scapigliatura viene definita un "pandemonio" sviluppatosi con l'ambizioso intento di cambiare l'arte. Le scritte sono stampate sull'immagine di un dipinto di Pierre Troubetzkoy. Ci si accorgerà durante il percorso nelle sale allestite per la mostra che in realtà i colori sono meno scuri, anzi sono addirittura molto più luminosi. La ragazza sul lago non ha niente che abbia a che fare con tematiche che possano rapresentare una sorta di inquietudine dell'animo umano. E' una ragazza rappresentata nel suo atto di passeggiare, nell'essere nello svolgimento di un azione mentre uno specchio d'acqua in tutta la sua immensità fa sentire la sua presenza. Le grosse e frettolose pennellate sembrano sia muovere che nello stesso tempo contenere il procedere del corpo. Il significato appare chiaro. La ragazza è consapevole di quello che la circonda, del mondo che si dipana intorno a lei. Ma non vuole esserne travolta, come non vuole concedersi del tutto allo spettatore che la guarda. Non si nasconde, ma rimane impettita nella sua azione, quasi in un'orgogliosa affermazione di se stessa. Uno dei primi dipinti esposi rappresenta un ritratto di un personaggio dagli occhi un po' stralunati. Si pensa subito al tema della malattia psichica, ma anche qui, in realtà, c'è la rappresentazione di qualcosa di molto più superficiale. E' semplicemente un volto che nell'assimetria delle palpebre rompe le consuete ingessature ottocentesche. Emblematico è il dipinto di Federico Ruffini. Ne "La lettrice o Clara", c'è forse il cuore che anima il movimento della scapigliature. La consapevolezza di essere parte del mondo, di non avere l'ambizione di dominarlo o di esserne il centro, traspare ancora. Ma con maggior forza la figura rappresentata ci fa capire che si sta godendo quel particolare momento, con quella sigaretta che, unico elemento rivolto verso lo spettatore, sembra quasi volerci dire:"Ti ho visto, ma rimango assorta nel mio presente". Non c'è più quello sguardo ambizioso a guardare l'orizzonte, a pensare al futuro come ci poteva essere nelle figure romantiche. Il cavaliere di Giuseppe Barbaglia sta nel vero senso della parola "svaccato", incurante della forma, della necessità di doverci apparire. E' intento ad essere affettuosamente galante, con un tono di confidenziale intimità verso la propria dama. Sono figure che appartengono al mondo, a quel preciso presente. Nel campo della scultura non è un caso che il movimento segua la propensione a ricercare degli effetti pittorici. In questo pittoricismo c'è la volontà di creare un rapporto di continuità tra l'ambiente e le immagini. Le pettinature si muovono nell'aria per creare una sorta di intreccio, di continuità tra un vissuto, o meglio tra quell'attuale momento di vita e il mondo come si presenta. La Scapigliatura è rivoluzionaria nei confronti dei movimenti che la precedono. Ma se la si guarda al di là di questo rapporto è quanto di meno movimentato ci possa essere. Anzi, per certi versi è un fermarsi lasciando da parte le ansie o più semplicemente le illusioni che nasconde la vita. Forse questo concetto scaturisce dal fatto che la Scapigliatura nasce dall'intreccio con altre esperienze artistiche. Non vuole trasmetterci una novità perchè non c'è nulla da scoprire. Sia il mistero che le certezze non possono sopraffare il nostro essere. "I due cugini" di Tranquillo Cremona" si fanno dipingere in tutta la loro piccola tenerezza, senza abbandonare i panni della vanità di lei o dell'orgoglio di lui. Ma ancora una volta in questo affermarsi c'è rispetto con il resto del mondo, ambiente e osservatori. Accostare la Scapiglaitura all'impressionismo è fuorviante. Non viene per niente negata l'importanza del soggetto e non si vuole far prevalere la soggettività dell'artista. Il presente non sfugge via, ma viene vissuto e goduto. Non c'è l'ansia di cogliere il "soleil levant". La materia pittorica si fa essenziale per il semplice fatto che non si vuole creare nessun tipo di disturbo nozionistico. Non a un caso il movimento esce fuori dalle accademie. L'immagine vive di vita propria.

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