17 settembre 2009

IL PESO DI UNA SCELTA


Il giornalista Giovanni Sartori riprende il tema del testamento biologico in un recente editoriale apparso sul quotidiano meneghino. Sferza una forte critica alla posizione sostenuta dalle gerarchie ecclesistiche in materia. I termini della discussione si pongo praticamente sul piano della logica. Prendendo per buona la definizione di libertà come un insieme di diritti che sono limitati e delimitati dai diritti di li­bertà degli altri, l'editorialista pone l'accento su una presunta contraddizione. La libertà di morire è una decisione che spetta soltanto all'interessato, per cui negarla vorrebbe dire crea un'eccezione del tutto illiberale al nostro concetto di libertà. Il problema è che parlando di persone non si può non parlare di relazioni. Tanto è vero che siamo di fronte ad un sostantivo femminile(!) che definisce "un'individuo umano in quanto oggetto di considerazione o di determinazione nell'ambito delle funzioni e dei rapporti della vita sociale". Constatato questo si potrebbe dire che nessuno può essere libero di danneggiare psicologicamente gli altri. Ogni nostra scelta è da inserire in una rete di relazioni che tanto più strette sono, tanto più sono influenzabili. Dunque personalmente considero qualsiasi mia decisione in materia di trattamenti terapeutici non vincolante, ma da pesare con quelle dei miei più stretti famigliari.

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