
Questa volta parto dal titolo e potrei fermarmi qui. Pongo una domanda, ma che so, se ad esempio fossi stato uno di comunione e liberazione avrei posto una risposta come sono soliti fare con la loro saccente sapienza. Le loro affermazioni vengono fatte cadere dall'alto come se fossero la chiave di lettura ad ogni nostro dubbio. Ma le premesse rimangono sempre nell'ambito del mistero, perchè tutto viene fatto ruotare intorno al profondo senso di fede che ognuno di noi possiede. Penso all'umanità, non come unico organismo biologico, ma come un grande insieme di memi. Essi sono replicatori non biologici ovvero si distinguono dalle più note molecole nucleari perchè sono elementi di carattere culturale. Per la loro specificità sono per l'appunto trasmissibili. Se i cromosomi trasmettono geni, le menti trasmettono memi. L'eredità culturale del genere umano appare essere infinità. La sua immaginazione sembra poter superare addirittura questi confini. Ma di che cosa l'uomo è ancor inconsapevole? Oggi va di moda chiedersi che cosa sia la coscienza. Studi interdisciplinari hanno sviscerato una miriate di teorie su di essa. Eppure di fronte ad un uomo che sa, forse più di ieri, di non sapere grazie al numero di scoperte che si susseguo di giorno in giorno, l'inconsapevolezza sembra essere qualcosa di non più accettabile. Per chiarezza e probabilmente con molta arbitrarietà devo dire che la distinguo dal concetto di inconscio. Quest'ultimo è un insieme di elementi che non affiorano alla coscienza, ma che possono farlo con un metodo appropriato. L'inconsapevolezza è riferita a tutto quello che non si è neppure immaginato. Insomma l'inconscio è fatto di elementi che esistono nel mondo che devono soltanto essere razionalizzati, portati alla luce, l'inconsapevolezza invece riguarda le domande che ci sappiamo porre. Ma che cosa non abbiamo ancora saputo chiederci?
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