
L'ultimo decennio del secolo scorso è stato simbolicamente dedicato allo studio del cervello. Di fronte ad un secolo pieno di progressi scientifici, non si poteva non terminare ponendosi questioni su quello che di più alto caratterizza il genere umano ovvero sulla propria coscienza. L'uomo è in grado di interiorizzare l'infinito. Le sue percezioni del mondo subiscono un' elaborazione di tale complessità che rendono l'uomo stesso in grado di trasformare il proprio ambiente. C'è un loop tra il ricevere e il dare che rappresenta la funzione emergente di una rete biologica straordinariamente complessa. Siamo semplicemente materia in movimento che ci fa illudere di avere un proprio io. Siamo un'allucinazione di noi stessi senza il bisogno di scomodare concetti fantasiosi come possono essere quello di anima. Insomma la coscienza è l'inganno che ogni giorno ci fa sentire al centro del mondo per viverlo e per adattarlo ai nostri bisogni evolutivi. Quell'ammasso di cellule che abbiamo all'interno della scatola cranica non è nient'altro che uno straordinario illusionista.
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