12 febbraio 2009

LA RAI IN TASCA


Nei bar c'è spesso la tv accesa sui canali mediaset. Ovvero si fa vedere alla propria clientela il prodotto di un privato cittadino. Naturalmente in tutto questo non c'è niente di male, anzi sarebbe sbagliata l'imposizione di un divieto nel poter scegliere liberamente che cosa trasmettere nel proprio locale. Si cercano intrattenimenti che siano il più condivisi possibili. Ma forse sarebbe meglio dare alle persone quello che è propriamente loro. Uno degli equivoci che riguardano il mondo televisivo è quello di non tener conto del fatto che la rai è nostra perchè è la televisione di stato. Dei canali mediaset invece non ci appartiene niente se non le frequenze dategli in concessione. L'equivoco è di natura psicologica. In una tv commerciale l'intrattenimento deve poter essere particolarmente attraente e sufficientemente pluralista per poter avere un numero maggiore di investitori pubblicitari. E' una televisione che deve essere affabile, dare un non so che di famigliare, guardare il proprio telespettatore negli occhi fino quasi ad ipnotizzarlo. Quella pubblica ha altre funzioni che la possono rendere a volte fredda, settoriale, senza particolare fascino. Essa deve garantire determinati servizi perchè è sostenuta finanziata da tutti noi. Il cosiddetto canone deve per forza di cose influenzare un' ampia fetta del palinsesto rai. Inoltre la sua dirigenza dipende dai politici che sono al potere che a loro volta hanno ricevuto il nostro mandato elettorale. Tutto questo dal punto di vista dei profitti e dell'efficienza aziendale può creare dei problemi, ben noti nel caso specifico. Ma il punto in questione del mio discorso è la ormai totale mancanza di un senso di appartenenza la cui importanza dovrebbe invece essere sentita. Se nei luoghi pubblici venissero trasmessi i canali della rai, si favorirebbe un proprio prodotto e non quello di un singolo individuo.

Nessun commento: