18 settembre 2008

UNA VAGA MORTE


La morte non è un evento, ma un processo. Per questo motivo non è possibile definire con assoluta precisione quale possa essere l'istante in cui finisce la vita di una persona. Il confine tra la vita e la morte è meno netto di quello che si possa pensare. Certamente definizioni accettate dal punto di vista medico giuridico, poggiano sul bisogno di avere dei confini tipo morale pragmatico. Ma parlare di morte celebrare non sarebbe del tutto corretto in quanto parte da un presupposto encefalo centrico. In realtà parlare di morte celebrare vuol dire parlare di una condizione clinica, tra l'altro presente solo in particolari condizioni come quelle che si possono verificare in un reparto di rianimazione. Diventa moralmente accettabile effettuare l'espianto degli organi di una persona cerebralmente morta, perchè si trova in una condizione irreversibile che fa sicuramente parte del processo del morire. Si è trovato un punto di non ritorno che determina una notevole utilità pragmatica. Che poi l'uomo senza più funzioni celebrali debba essere considerato morto è forse un argomento che riguarda ambiti più filosofici che scientifici. Comunque sia bisogna prendere atto che la morte cerebrale è una parte del processo totale di morte.

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