
A gennaio di quest'anno è scomparso Judah Folkman, scienziato che aveva indirizzato i suoi studi sulla lotta contro i tumori. Per questo motivo avevano suscitato molto entusiasmo le teorie che sviluppò insieme ai suoi collaboratori, al Children's Hospital Medical Center della Harvard Medical School. Nel 1998 anche in Italia, giornali come il Corriere della Sera, avevano riportato titoli pieni di entusiasmo. Egli sosteneva che il cancro poteva essere attaccato impedendo lo sviluppo dei capillari che irrorano le masse tumorali. La crescita tumorale è favorita dalla proliferazione della trama capillare. Quest'ultima è determinata dall'equilibrio tra sostanze proangiogeniche e antiangiogeniche. Gli studi avevano indicato la causa della neoangiogenesi nella riduzione dei fattori inibitori. Un tumore in genere cresce fin tanto che le sue cellule possono essere nutrite e ossigenate per poi ritrovarsi in una situazione di equilibrio con una massa stabile. La sua ulteriore espansione è appunto dovuta al fatto che fattori favorenti la neo vascolarizzazione prendono il sopravvento. Appare dunque logico seguire la strada proposta dal noto scienziato, ovvero distruggere i vasi sanguigni di un tumore per determinarne la sua regressione. Da una ricerca ormai più che ventennale sono usciti diversi inibitori dell'angiogenesi tra cui l'angiostatina che fu scoperta da Michael S. O'Reilly nello stesso laboratorio diretto di Folkman. Tuttavia ben presto le tanto sperate attese di risolvere uno dei problemi che maggiormente attanaglia la vita degli esseri umani, segnarono il passo. Sperimentazioni successive dimostrarono che l'ipossia indotta in una massa tumorale può favorire lo sviluppo di ulteriori anomalie genetiche promuovendo la migrazione delle cellule tumorali. Le cellule immunitarie che vengono indirizzate contro il tumore sono meno efficaci in un ambiente ipossico e di conseguenza acido. Anche certe radioterapie e chemioterapie sono meno efficienti in un contesto con tali condizioni. Insomma viene meno una sensibilità ai farmaci fondamentale ad esempio per eradicare eventuali metastasi. Studi di emodinamica hanno poi dimostrato che la trama vascolare di un tumore è costituita da diversi capillari anomali, la cui porosità risulta essere maggiore rispetto a quelli normali. Questo determina un aumento di pressione nel compartimento extra vascolare, impedendo ai farmaci di passare dai vasi alle cellule tumorali. Si è visto che l'utilizzo dei farmaci ideati per distruggere i vasi comporta in prima istanza l'eliminazione di quelli anomali. Dunque entro una certa finestra temporale viene a crearsi una situazione in cui la trama vascolare non crea condizioni che possono alterare il gradiente di diffusione dei farmaci. Si aprono nuove opportunità di cura dove il ruolo di farmaci ideati per distruggere la struttura vascolare dei tumori cambiano in un certo qual modo ruolo, diventando strumenti per ottenere una normalizzazione capillare.
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