
Le droghe non sono come l'arsenico. A meno di una particolare reazione avversa che porta ad una crisi anafilattica, la loro assunzione nella maggior parte dei casi non porta a morte. Certo, le dosi devono essere adeguate altrimenti c'è il rischio di andare in overdose. Bisogna poi tenere conto di tanti altri fattori che interessano un singolo individuo, come in quei casi dove nell'ambito delle discoteche, dei ragazzi sono deceduti. Ma in linea di massima la percezione generale che si ha è quella di un diffuso consumo di droghe che prima ancora di creare problemi di salute, porta ad avere seri problemi di carattere economico. Verrebbe comunque da pensare che già chi si droga ha qualcosa che non va, ha qualche problema e cerca nelle sostanze proibite una via di fuga. Eppure o si parte dal presupposto che c'è una crisi individuale che riguarda un numero esorbitante di persone e allora quest'ultima teoria può avere anche un suo perchè, o si prende atto del fatto che siamo in presenza di un fenomeno di normalizzazione in cui si assumono droghe soltanto perchè lo fanno tutti. Non si muore per una sniffata; la cocaina non è l'arsenico. Tanto vale allora lasciarsi andare ad un semplice assaggio, piuttosto che continuare a fare quello che si estranea dalle condivisioni del proprio gruppo. Si pensa che dalle droghe leggere si passa poi più facilmente a quelle pesanti. Probabilmente è vero, ma forse non è del tutto corretto pensare che ad un certo punto scatti il desiderio di provare qualcosa di più forte per far fronte all'instaurarsi di una eventuale tolleranza. O meglio, tutto questo è possibile, ma molto più probabilmente oggi c'è la semplice tendenza a provare droghe diverse a seconda dell'occasione. Il problema è che dopo il primo assaggio qualcuno non ce la fa e ai suoi piedi gli si apre una voragine. Spesso senZa ritorno.
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