31 marzo 2008

SE PREVENIRE E' DANNOSO


Lo scopo primario di una medicina preventiva sarebbe quello di scongiurare il più possibile le sofferenze indotte dalle malattie. Se però la stessa prevenzione diventa motivo di stress, allora la sua stessa funzione comincia a venir meno. Se poi risulta essere inutile o addirittura ulteriore fonte di problemi, dunque negativa, allora comincia a diventare un chiaro problema di metodo. La nostra è una società fortemente medicalizzata, in ogni ambito si ragiona in termini di probabili rischi per la salute. Per questo motivo si cerca sempre di ragionare in termini preventivi. Ma le conseguenze di questo sistema sono la sistematica diffusione di un eccessiva vigilanza dei rischi che si potrebbero correre. Ci si preoccupa di preservare il proprio stato di salute con la stessa ansia che si dovrebbe avere se si è realmente malati. La medicina sembra occuparsi ormai più dei sani che dei malati. Gli affari con le politiche di screening su fette di popolazione sempre più ampie, di certo non mancano. Il problema è che statisticamente parlando, con i numeri alla mano, si sono avuti più falsi positivi che gli effettivi benefici su una malattia presa per tempo. La conseguenza di questo è l'aumento di uno stato di paura o comunque di eccessiva preoccupazione in persone che stanno soltanto bene. Ed è proprio il caso di usare l'avverbio soltanto, perchè a leggere le stesse riviste mediche e non solo, sembra che ognuno di noi debba per forza avere qualche problema per poter usufruire dei tanti prodotti belli, buoni e salutari. In funzione dell'ideologia della prevenzione si mangia pensando a patologie che in realtà non si hanno. Sarà anche un modo di esorcizzare il proprio possibile incontro con la malattia, ma uno stato di benessere non si addice con l'eccessivo senso del pericolo. E' curioso dunque sapere che in Toscana nella città di Firenze dove ci sono tutti i possibili rischi da prevenire come l'inquinamento, la mortalità è più bassa che nelle campagne. E' curioso sapere che il numero di suicidi nei bambini è in forte diminuzione dai primi anni novanta oggi. Cosa strana se si pensa che erroneamente si parla di bambini sempre più depressi come se si potesse parlare già di depressione a certe età. Forse andrebbero presi in considerazione realmente i numeri. Ad esempio il fumo passivo aumenta il rischio di tumore al polmone del 30% tra i soggetti non fumatori. Peccato che una percentuale del genere su questi ultimi, calcolate come persone non fumatrici che si sono ammalate, è dello zero virgola qualcosa su un campione di mille abitanti. L'effetto dei numeri ha la sua importanza. La medicina usa ingenti somme di denaro per promuovere una politica della prevenzione che non ha senso perchè crea più danno che beneficio. La mortalità infantile escluso il primo anno di vita è praticamente pari a zero, dunque non si capisce il bisogno di estendere altri tipi di vaccinazione. Quella influenzale ad esempio sui bambini fino ai 14 anni è inutile tanto quanto il bersi un bicchiere d'acqua. Serve soltanto a far diventare le mamme apprensive.

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