
E' ormai chiaro che la chiesa cattolica stia andando incontro ad una biforcazione per quanto riguarda il suo modo di essere cristiana. C'è la curia romana che fa capo al Papa e quella ambrosiana attualmente guidata dal cardinale Tettamanzi. Tra le due non c'è un conflitto dogmatico, le diversità note a tutti riguardano soltanto qualche elemento rituale. Tuttavia emergono negli ultimi anni delle differenze sostanziali. La chiesa romana vive il suo ruolo come punto di arrivo non solo per quanto riguarda il rapporto con dio e l'uomo, ma anche come risposta alle domande filosofiche e come completamento dei risultati scientifici. Invece la chiesa ambrosiana si fa punto di integrazione tra le varie culture ed esperienze religiose che tradizionalmente hanno scandito la vita dell'umanità. All'arroganza romana dunque si contrappone l'atteggiamento di facciata, quasi di pubbliche relazioni, della chiesa ambrosiana in perfetto stile meneghino. Forse a Milano la religione viene vista come strumento culturale, fulcro della società in cui si vive. In questo l'essere cristiano ha più un valore educativo che non come prospettiva salvifica. Diciamo che nel territorio ambrosiano si è consapevoli del ruolo propedeutico che un istituzione millenaria come quella ecclesiastica può avere sulla vita delle persone. A Roma invece non consentono nessun tipo di dubbio alla fede, tanto è vero che cercano di giustificarla abbinandola alla ragione. La chiesa romana vuole distinguersi sempre più dal resto del mondo, evitando di esserne contaminata. Probabilmente quel cristianesimo che oggi sta intorno all'attuale Papa non perderà mai la fede, ma lascerà gli uomini alle altre esperienze ecclesiastiche.
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