
I molteplici interessi che movimentano e costituiscono la nostra società necessitano di poteri specifici. C'è dunque bisogno di chi possieda conoscenze particolari per poter guidare settori o attività sempre più specializzate. Da qui si può trarre come prima riflessione che l'esercizio stesso di potere non può essere più considerato univoco, ma costituito da diverse espressioni. In una società primitiva poteva funzionare un modello di tipo piramidale, costituito da un vertice che dominava ogni settore della vita pubblica. Oggi sarebbe impensabile una cosa del genere, perchè ogni ambito della società, ogni funzione pubblica, ogni problema di carattere collettivo comporta un livello di conoscenza tale da non poter essere di esclusiva competenza di un unico o di comunque pochi individui. Sì è soliti pensare in modo critico che la nostra società sia in mano a pochi gruppi di potere che costituiscono una sorta di casta dominante finalizzata a fare i propri interessi a scapito della collettività. In effetti il potere delle multinazionali a braccetto con quello economico gestito dalle banche sembrerebbe poter dettare qualsiasi tipo di legge. Tuttavia questo che si può giustamente considerare un ragionevole rischio, diffilmente potrebbe concretizzarzi, prendendo la forma di una sorta di dittatura, perchè sarebbe l'espressione di un potere limitato e dunque inconciliabile con la complessità della nostra società. Non a caso quei poteri che vogliono prendere il più ampio dominio possibile, sanno che bisogna mantenere un livello di conoscenza generico comune. Le competenze per poter esercitare un potere rimarrebero così nelle mani di pochi. Se questo fosse ancora possibile bisognerebbe immaginare un grado di regressione collettivo proprio nell'era della rete.
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