
Ricordo ancora quando mi soffermai sugli internazionali di tennis che si stavano svolgendo a Roma. La signora del tennis, Stefi Graff irraggiungibile per classe e numero di vittorie, che aveva segnato la storia del tennis femminile, stava perdendo contro una giovane giocatrice, Martina Hingis. La competizione non era certo una delle più importanti, ma l'entusiasmo della giovane tennista svizzera usciva dallo schermo televisivo. Un' epoca stava cambiando. Da lì inizio la sua ascesa fino a diventare la numero uno del tennis mondiale. Per molti motivi mi ispiro simpatia, perchè era il nuovo che avanzava, perchè aveva un sorriso che contagiava, perchè la campionessa tedesca, la Graff, dal canto suo era già sul punto di passare lo scettro a qualcun altra e perchè ebbe la fortuna di essere vista da me, che non sono un cultore del tennis, in un momento storico particolare. Mi fece piacere ritrovarla al numero uno visto che decisi di tifare per lei, ma non continuai a seguire il tennis se non distrattamente. Come tutte le carriere anche la sua raggiunse un apice per poi tramontare. Di recente è stata accusata di aver fatto uso di cocaina all'ultimo torneo di Wimbledon. Ho ammirato nelle passate olimpiadi le straordinarie performance della velocista Marion Jones, un' atleta strepitosa, fuori dal comune. Nelle gare di atletica quello che ci si aspetta sempre è il record, è il vedere un uomo che sia al di sopra degli altri. Lei sembrava essere una via di mezzo tra un uomo e una donna: troppa distanza c'era tra la sua corsa e quelle delle altre. Non era certamente il tipo di atleta che ispirava simpatia, ma ammirazione senz'altro. Era troppo forte per essere vera. Rimasi abbastanza stupito quando seppi che non avrebbe partecipato alle gare di velocità nelle ultime olimpiadi, non credevo che fosse già sull'orlo del tramonto visto le potenzialità che aveva. Attualmente le ultime notizie su di lei parlano di una sua condanna per aver mentito ad un procuratore sull'utilizzo di steroidi. La Hingis e la Jones non sono nè le prime, nè le ultime atlete che si sono drogate. Tuttavia per me sono le protagoniste di una generazione di sportivi che non ha saputo accettare i propri limiti. La nostra società ci giudica per quello che possiamo dare e non per quello che siamo. Loro si sono ritrovate tutto ad un tratto ad essere delle ragazze, non più fuori dal comune, quasi normali. La droga ancora una volta diventa un motivo di fuga da se stessi perchè non ci si sente più adatti. Sono ragazze che hanno voluto essere un ruolo prima che un' identità, trasformandosi così facendo in maschie, nel senso più negativo del termine.
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