12 gennaio 2008

IL POTERE MEDIATICO CATTOLICO


Le chiese sono dei luoghi meravigliosamente suggestivi. Permettono di estraniarsi anche dal frastuono di una città. Le luci soffuse dei lumini, i profumi di antico e di incenso, le immagini sacre ed evocative creano quell'aria di mistero che ci fa sentire la presenza del divino. Forse musiche inappropriate, soltanto finalizzate all'attrazione di un pubblico giovanile alla messa domenicale, snaturerebbero tutto questo clima facendo perdere senso allo stesso luogo. La messa è armonizzata secondo una serie di passi, rituali, momenti e gesti che mettono sia il singolo, sia una comunità in una sorta di comunicazione contemplativa con il proprio dio. C'è invece un momento che sembra essere una finestra aperta sulla ragione, dove il sacerdote, dopo la lettura delle sacre scritture, fa la cosiddetta predica. Momento, per molti noioso, che io personalmente ho sempre apprezzato. La predica è l'occasione che il sacerdote ha per far riflettere i propri fedeli, per dargli spiegazioni, per esplicitare la morale cristiana e magari per lasciarsi andare a dare una sorta di propria opinione sui fatti più significativi dell'attualità. E' un monologo fatto da una persona con un bagaglio culturale alto e profondo che si rivolge a dei fedeli che sono per forza di cose in sintonia con lui. Le sue parole riescono ad avere uno spessore tale che non trova equali in altri contesti della vita, dove invece il senso critico, il bisogno di una replica vengono ancor prima di un reale necessità. C'è dunque un gruppo di persone, a volte una comunità, ancora ampio e significativo in una società laica come la nostra, che ogni domenica subisce una formazione solida, precisa e frutto di un'esperienza millenaria. Nonostante siano diminuite rispetto al passato le persone che vanno in chiesa, la forza comunicativa di una predica e di una messa sono ancor presenti. In questo sta il potere mediatico della chiesa cattolica.

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