29 gennaio 2008

MASCHERA


La quotidianità è ormai scandita da continue feste in maschera. Tanto è vero che il carnevale non ha più il sapore di una volta, dell'evento eccezionale. Forse neppure nei bambini rimane il sogno di immedesimarsi nel proprio personaggio preferito della fantasia. Quello che si vuole essere lo si diventa al pari di poter ottenere tutto quello che si desidera. E' una società che è passata dal consumo delle cose al consumo della propria immagine. Ci sono identità da assumere in ogni occasione. Ma non siamo più nella situazione in cui determinati gesti formali erano il segno di un rispetto profondo verso il prossimo. Ora ogni atteggiamento è finalizzato alla protezione di se stessi attraverso una camaleontica trasformazione della propria immagine a seconda delle occasioni o meglio a seconda della persona che si vuole ruffianare. Siamo una società di ruffiani, di maschere che sembrano essere sempre di fronte ad una cinepresa. Tutto questo comporta la paura di farsi vedere per quello che si è. Ad esempio tra gli studenti non c'è più quella sana irriverenza di porre delle domande al proprio professore per capire meglio una determinata questione. Il problema principale per uno studente è riuscire a fare il pappagallo alla prossima verifica che dovrà affrontare. Ci si maschera anche perchè viviamo in una società ipercritica, che con il microscopio riesce a mettere in luce i più piccoli dei difetti. Meglio nascondersi dietro una maschera da poter cambiare al bisogno. Quello che allora può diventare paradossalmente utile è il fare un bella figura di merda. E' il solo modo che permette di far cadere quella maledettissima maschera che soffoca soltanto la propria identità.

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