
Il tema politico di più forte impatto sociale è la sicurezza. Non potrebbe essere altrimenti in un decennio iniziato all'insegna del pericolo terroristico. E' la stagione dei kamikaze che entrano a far parte della nostra vita quotidiana attraverso i telegiornali. Di certo non abbiamo ancora la sfortuna di essere protagonisti della loro azione distruttiva come altri nelle più sfortunate parti del mondo. Ascoltavo proprio ieri che avevano appena fermato un gruppo di clandestini provenienti dall'Afghanistan. Ho sentito la loro necessità di mettere piede in Italia come se fosse qualcosa di naturale, una spinta di sopravvivenza. Nel nostro paese fortunatamente non ci sono stati attentati terroristici significativi, tanto è vero che le notizie sono state principalmente indirizzate sui fatti di cronaca nera. Sembra essere stato l'anno dei casi di omicidio irrisolti. Si è anche probabilmente sfruttato un filone dell'informazione a suo malgrado redditizio. Fatto sta che la morte è diventato un tema centrale e con esso l'assoluta necessità di proteggersi, se non dai propri famigliari, amori e vicini, almeno dall'uomo nero: l'extracomunitario. Sono convinto che ci sia stata una diffusione senza precedenti dei sistemi di allarme, di messa a posto di inferiate e di vendita di armi per uso personale. Un clima che è stato fomentato anche dalle titubanze della politica. Questioni come l'Europa unità, l'unità tra i popoli, l'allargamento dei propri confini e dei propri orizzonti culturali sono troppo preziose per non essere seguite in tutta la loro fase di crescita. Un dolce mangiato di fretta, in modo sregolato può diventare indigesto. Si percepisce la totale mancanza di una politica dell'accoglienza. Nella bergamasca è stata fermata la cosiddetta banda della "panda nera". Un gruppo di poliziotti e carabinieri perpetrava dei veri e propri raid punitivi violenti e senza pietà, contro gli immigrati. Quante altre volte ancora ci troveremo di fronte alle metastasi di un pensiero sbagliato?
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