09 dicembre 2007

L'ARMA DEL DELITTO POLITICO


Verrebbe da pensare che la politica italiana stia cambiando per non cambiare mai. Dalla fine dei partiti mono blocco e dall'inizio di riforme istituzionali che non hanno ancora avuto una concreta ed efficace realizzazione, passando per il continuo paventato cambiamento delle regole democratiche che hanno avuto il loro simbolico risultato nefasto nella legge elettorale che ha prodotto questa legislatura, tutto sembra essere posto per garantire il benessere dei soliti noti. Dunque la politica in questi anni è mancata perché ha guardato più a sé stessa che al paese. Non a caso l'Italia ha avuto il bisogno di essere governata da tecnici, da Ciampi a Prodi, per poter almeno mantenere in riga i conti dello stato perennemente scialacquati a destra e a manca. Gli elettori vengono tenuti in stallo, dandogli il miraggio di un cambiamento che in realtà non ci sarà mai. La campagna elettorale, lunga e sempre in corsa anche dopo il voto, è fatta di contrasti tra le opposte coalizione, a volte anche pesanti, per far credere che si voglia cambiare rotta. In realtà la lotta politica parte da taciti accordi finalizzati al mantenimento degli interessi personali. Chi governa in un paese come l'Italia è destinato a fallire perché inevitabilmente crea malcontento in una popolazione gravata dalle eredità del passato e da un'idea di essere stata sempre più grande di quello che è. Gli elettori ci provano con tutti, tanto come al solito vale il detto Spagna o Francia, basta che si mangia. Ma come al solito il tempo diventa maestro e di fronte ad una alternanza che non produce risultati, agli elettori sembrano ormai mancare soluzioni. Allora la politica si trasforma, o meglio fa finta di trasformarsi. Fa autocritica, scende in piazza sotto l'ombra dei gazebo. Ecco la democrazia diretta delle raccolte di firme dove i cittadini pensano di tenere in mano una biro non sapendo di avere in pugno l'arma del delitto.

1 commento:

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