
Nel dibattito sulla Costituzione Europea ha tenuto testa la questione delle origini cristiane. Sebbene si sia preferito, a torto o ragione, non esplicitare nessun tipo di influenza religiosa, è tuttavia innegabile che il comandamento dell'amore cristiano è considerato cardine nello sviluppo etico e morale della nostra società. E' anche vero che in altre religioni e filosofie si può ritrovare la cosiddetta "regola d'ora", cioè l'invito ad amare il prossimo come ci fa notare da anni la carismatica fondatrice del movimento dei focolari Chiara Lubich. Ma nella nostra società abbiamo comunque in mente il comandamento cristiano, di un amore per il prossimo pari a quello di Dio per i propri figli, dunque infinito e assoluto. Nella pratica questo comandamento sembra però essere ampiamente disatteso. Si ha la sensazione che la nostra società non sappia più pensare al prossimo se non in termini di opportunismo ad esempio politico. Non è un caso che recentemente il presidente della CEI abbia parlato di un' Italia spaesata e in crisi morale, dove è necessario ritrovare un ethos collettivo partecipato. Il rischio per la società occidentale è che si passi da un estremo all'altro: da una società socialista in cui il prevalere della collettività annichilisce l'individuo umano, ad una società capitalista fortemente individuale che perde i valori essenziali della convivenza.
Il papato di Giovanni Paolo II ha centrato tutta la sua politica sul problema delle ideologie sia socialiste che capitaliste. E' dunque fondamentale per una società che vuole continuare a "vivere" ritrovare in pieno la considerazione per il prossimo.
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