07 giugno 2007

UN MORTO IN PIU'


In una trasmissione scientifica l'argomento era il problema di come calcolare il numero di morti violente in Iraq. Non importa quante siano, se tante o poche, cifra più o cifra meno, ma il fatto che la loro stima ponga delle difficoltà dal punto di vista del calcolo statistico, è sintomatico di qualcosa che non va. E' il risultato di un presente bellico, dove scelte politiche assolutamente radicali hanno portato a creare situazioni dove la vita umana corre quotidianamente il pericolo di terminare a causa della violenza perpetrata dagli stesi uomini. Storicamente siamo in una fase sbagliata, in una situazione che non ci doveva essere con l'avvento di guerre che hanno avuto solo effetti negativi. I responsabili, teorici della guerra preventiva, non sembrano voler fare passi indietro. Anzi, la storia di chi va a combattere per portare democrazia, salvare l'occidente dal pericolo terroristico è ormai qualcosa di assodato nella testa della gente. Un pensiero forte, semplice chiaro che fa sicuramente più presa di quello che si basa sulla diplomazia, sul temporeggiare, sulle scelte a lungo termine. La cultura di destra ha vinto e i morti non si riescono neppure a contare.

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