20 aprile 2007

PER UN CANE


Mentre in Gran Bretagna un cane subisce un intervento a cuore aperto, un bambino in Sud Africa muore per una banale enteropatia virale. Questa è la vita come fa notare una nota rivista medica britannica. Allora si potrebbe proseguire dicendo che, se invece di spendere soldi per i cosmetici, si destinassero per i farmaci essenziali da dare in quei paesi dove si muore letteralmente per niente, sarebbe molto meglio. In realtà non è un problema di fondi, nel senso che la vita di un cane può essere salvata applicando le più costose tecniche chirurgiche che ci siano senza togliere la possibilità di fare altrettanto per un bambino africano. Ma per quest'ultimo non c'è interesse. E' lontano dal nostro sguardo, se non per qualche immagine che serve solo a turbarci magari stimolando in noi la voglia di fare qualcosa, di pulirci la coscienza facendo qualche offerta per aiutarlo a sopravvivere almeno qualche giorno.
io stesso non ho timore di dire che non sarei riuscito a considerare la vita del mio amatissimo micio più di quella di un bambino che non conosco. Sono cose brutte da dire, amaramente sincere, ma è evidente che si tratta di una considerazione su un rapporto che non c'è. Nel senso che il distacco per qualcosa che non si conosce è comprensibile. D'altronde viviamo anche di emozioni e l'affetto che proviamo per un animale con la quale viviamo dei momenti stupendi ci possono anche far dire cose i cui piani non sono da mettere sullo stesso piano. Dire dunque che la vita di un animale non è come quella di un uomo è una cosa ovvia, com'è comprensibile il dolore per una emozione che ti viene a mancare e l'indifferenza per qualcosa che non ti appartiene.

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