13 aprile 2007

L'ORATORIO VUOTO


Sono le 17:00 e siamo in una bella giornata primaverile. C'è naturalmente in giro gente che va e che viene più o meno in compagnia. I nonni a spasso con i propri nipotini, le mamme sempre a guardare con l'occhio attento i propri bimbi che giocano nelle piazze della città, qualche gruppo di ochette che vagano qua e là, qualche lavoratore che si ferma a chiacchierare per stemperare le fatiche della giornata. Tra sguardi sicuri, vestiti portati come se si fosse su una passerella di moda, non passano di certo inosservati quegli adolescenti che movimentano l'entrata di un oratorio della periferia di Desio. Sembrano tutti uniformati tra di loro, pieni di simboli di appartenenza. Il linguaggio è quello tipico dei giovani, diretto ad andare subito al sodo. Qualcuno bestemmia ed è solo allora che ci si ricorda della presenza di Dio, almeno per l'evocazione che dovrebbe derivare dal luogo in cui siamo. L'oratorio dentro è vuoto, desolato. Forse ci sono letteralmente un casino di pensionati al bar a giocare a carte, a bere e a contarla parlando in dialetto, per andare subito al dunque. Ma l'oratorio rimane comunque vuoto, senza un'anima viva a fare casino, a farsi richiamare dal parroco, a litigare, a sputare, a tirare il pallone dove non si può, a dire parolacce e magari anche a bestemmiare. Gli oratori in questi anni sono stati tutti trasformati in centri sportivi, abbelliti andando oltre la loro funzione di luogo aggregativo, trasformandosi in spazi sempre più limitati da regole e controlli. Lo spirito educativo è per questo motivo venuto meno, con il buon senso che ha lasciato spazio a disposizioni che non permettono nessun tipo di eccezione. L'oratorio aperto e chiuso con degli orari precisi come qualsiasi altro luogo gestito da dei privati, quasi come a voler sottolineare il distacco da una società che va affrontata con il massimo del controllo. Se si vedono riempire gli oratori è soltanto perchè svolgono la funzione di centro estivo, con il compiacimento delle madri ansiose. Che i ragazzi siano in giro animando la vita di una città della Brianza è comunque qualcosa di positivo. Tuttavia una bestemmia detta per provocare una figura educativa fa intendere che ci sia sotto una consapevolezza dell'errore. Una bestemmia tra le strade di città è segno di indifferenza, come quell'oratorio vuoto e desolato.

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