14 gennaio 2007

UN MURO D'ODIO


C'è stata la ripetizione di un incontro in cui certamente non si può cogliere metaforicamente il senso di una danza trasformativa. L'accoglienza al presidente iraniano da parte del leader venezuelano Chavez, definita calorosa, appare tutt'al più come una fredda messa in scena. La sceneggiatura è l'odio verso il nemico americano, il palco la Repubblica Islamica dell'Iran e la Repubblica Federale Presidenziale del Venezuela, i protagonisti persone trattate come se fossero dei burattini. E' l'incontro per dare forza maggiore alla stasi della propria nazione, alla paralisi sociale del proprio popolo al fine di affermare ancora di più il proprio potere politico. L'odio è un sentimento negativo alimentato dalla paura posta come cappio a qualsiasi processo evolutivo. Nel mondo animale di fronte ad un pericolo si attivano i meccanismi biologici che inducono alla lotta o alla fuga. Insomma ad uno stato di allerta che fa porre come unico obiettivo la risoluzione del problema perchè c'è in gioco la vita e la morte. Il leader iraniano pone di fronte la propria nazione al pericolo semita inteso come forza affaristica che dai vertici delle multinazionali americane vuole prelevare tutto il sangue nero della propria terra per arricchirsi. Una visione che in qualche modo ricorda una delle principali cause che ha spinto la Germania, sofferente dopo la sconfitta della prima guerra mondiale, a fomentare un sentimento antisemita ovvero nei confronti di quegli ebrei che tradizionalmente sono sempre stati bravi amministratori delle proprie ricchezze. Non è da meno il presidente venezuelano che ha dichiarato di aver scoperto un piano segreto americano per invadere la sua nazione. Ha per questo minacciato che una tale evenienza porterebbe ad una guerra lunga 100 anni perchè a tanto condurrebbe la resistenza delle sue forze armate nei confronti di quelle americane. In questa considerazione temporale c'è tutto il senso dell'azione che vuole intrapprendere Chavez ovvero di far fermare il tempo nella vita dei propri cittadini attraverso quei meccanismi di annichilimento che hanno portato all'orrore dei regimi comunisti. Vuole in qualche modo fare il verso a Castro, leader di un' isola rimasta vecchia e ferma per proteggersi dal pericolo americano. Dunque abbiamo assistito all'incontro tra due persone che stanno alzando dei muri verso un mondo certamente pieno di difetti, ma che è indirizzato verso un processo per lo meno evolutivo. Inoltre è un mondo che pur non essendo privo di orrori, ha al proprio interno gli anticorpi necessari per affrontarli. Questi leader invece se lasciati agire indurranno la propria gente a doversi difendere dai pericoli interni di un mondo reso decrepito.

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