
-Rabdomiosarcoma, rabomiosarcoma, rabdomiosarcoma...ma neache se lo ripetessi all' infinito mi rimarrebbe in mente il giorno dopo. Neppure facendo il nodo al fazzoletto, lamentando il mal di testa, qualche volta vomitando, qualche volta avendo un calo della vista, spesso non riuscendo a tenere aperto un occhio, trovandomi con il naso chiuso ad una sola narice, avendo una modificazione del timbro della voce, avendo difficoltà nell'inghiottire cibo e non avendo un futuro. Mi hanno spiegato che stanno facendo del loro meglio per arrestare l' espansione del rabdomiosarcoma alveolare presente nel seno etmoidale. Io mi sento come se fossi in una città sconosciuta senza cartina e senza bussola in cui mi devo fare strada lungo il cammino del cancro e delle sue terapie. Non posso nemmeno pensare di rivedere tutti i sogni accarezzati nel corso della mia breve vita. Una moglie, dei figli, una famiglia, una casa, un lavoro sono desideri che si sono trasformati in paure perchè non sono più un essere vivente come tutti gli altri. Mi sento inadeguato, mi sento diverso, mi sento un essere che potrebbe spaventare. Sono uno sconosciuto anche a me stesso, una persona dispersa lungo il sentiero di un male incurabile. C'è l' illusione di un al di là, come c'è stata la certezza di avere una vita della quale non ci si poneva neppure il problema se fosse andata avanti. Per me si è già fermata a 25 anni. Ora c'è rassegnazione, senza un perchè, una domanda, ma con soltanto il desiderio di chiudere gli occhi.-
Racconto liberamente tratto dalle testimonianze di Rachel, un ragazzo malato di cancro.
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