
Sono propenso a pensare con dovuto ottimismo che l'uomo tenda inesorabilmente ad un miglioramento evolutivo delle proprie relazioni sociali. Se ad esempio penso alla storia del secolo scorso, mi rendo conto che i progressi ottenuti in svariati cambi della vita dell'uomo sono tutto sommato continui, mentre fenomeni involutivi appaiono come episodi che si ripetono in modo incostante. Questi ultimi li considero quasi come se fossero scosse di assestamento, ma non nego che a volte sono tremende e possono portare al nazismo. Le conquista sociali ottenute nel '900 sono molteplici, basti pensare al raggiungimento della parità tra uomo e donna benchè lo sia per molti aspetti più dal punto di vista teorico che pratico. Probabilmente c'è stato un fiorire di organizzazioni consapevoli del fatto che una relazione positiva tra gli uomini è qualcosa di necessario per tutti. Si è capito che i problemi di qualcuno possono condizionare anche chi sta dall'altra parte del mondo. Sono nate istituzioni internazionali come l'O.N.U. in cui è significativo il fatto che nel proprio nome c'è un termini che ha a che fare con il concetto di unità. La scienza, la cultura e il progresso in generale hanno permesso all'uomo di passare ad avere una vita media relativamente bassa com'era quella che si aveva nel primo novecento, a poter vivere mediamente molto di più. E non solo grazie al contributo della medicina. La consapevolezza del bisogno di collettività o meglio della necessità che ha l'uomo di essere un animale sociale per poter progredire ha portato a sviluppare i mezzi per il mantenimento di questa situazione. Necessità assoluta per evitare probabilmente l'autodistruzione. Probabilmente la guerra fredda con la prospettiva di un cataclisma planetario ha contribuito a rafforzare questi concetti. Che non ci siano più, tranne sporadici episodi, guerre di conquista lo trovo essere una spiegazione di quanto ho detto. Dunque tendo a pensare che l'uomo si evolva perchè è un fenomeno evolutivo che in quanto tale tende al miglioramento. Tuttavia nel leggere i saggi di Edoardo Boncinelli, Le forme della vita, e di Telmo Pievani, La teoria dell'evoluzione, mi sono imbattuto con il fatto che evoluzione in termini biologici non vuol dire necessariamente progresso o ancor più miglioramento. "[...]Un vertebrato è più complesso di un invertebrato, ma in termini di successo adattativo nessuno può competere con i batteri". "E' difficile distinguere il progresso evolutivo come fatto dal progresso inteso come tendenza intriseca dell'evoluzione". Bisogna tenere presente che la selezione naturale ad esempio è un fenomeno contingente, locale che non guarda al futuro, ma al presente. Nel caso dell'uomo però bisogna considerare che è capace di plasmare la propria evoluzione perchè con la coscienza può guardare al futuro.
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