
Dal saggio di Hannah Arendt, "la banalità del male" sul processo di Eichmann, si possono estrapolare delle pagine che oggi appaiono ancor più amare. Parlando del fatto che questo processo non sarà un valido precedente, non esclude che il futuro possa riservare la spiacevolissima possibilità che un giorno si commettano crimini analoghi. La chiama "fosca possibilità". Scrive:" E' nella natura delle cose che ogni azione umana che abbia fatto una volta la sua comparsa nella storia del mondo possa ripetersi anche quando ormai appartiene ad un lontano passato. Nessuna pena ha mai avuto il potere d'impedire che si commettano altri crimini. Al contrario, quale che sia la pena, quando un reato è stato commesso una volta, la sua ripetizione è più probabile di quanto non fosse la sua prima apparizione". E poi ipotizza che la tecnologia usata per scopi criminosi porterà a far sembrare "le camere a gas di Hitler" come "scherzi banali di un bambino cattivo". Provare a leggere queste parole come se si fosse un lettore del 1963, anno della prima edizione del saggio, porterebbe ad immaginare un futuro forse lontano e comunquesia sentito improbabile, mentre se le si leggono adesso, con la testa di un ragazzo del terzo millenio, portano a guardare AMARAMENTE ad un recente presente. Sembrerebbe che il male si sia "ovviamente" presentato, a più riprese, senza risparmiare nessuno.
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