
A volte la medicina mi sembra essere ancora una materia pionieristica. Non solo perchè ogni persona è un mondo a sè, ma anche perchè ci sono ancora molte cose da scoprire in merito alle malattie e al modo con cui curarle. Lo scopo principale della medicina è alleviare le sofferenze umane. Già da questa definizione si capisce come la sua sfera di interesse non sia limitata soltanto agli aspetti puramente biologici del genere umano. Le patologie di carattere psichiatrico ad esempio non sono definibili al di fuori del contesto in cui si sviluppano. Le ricerche in campo medico sembrano non avere mai fine e spesso neanche soluzione. Ci si chiede se la lotta contro i tumori non sia stata essenzialmente una continua sconfitta, con l'aggiunta di una notevole perdita di denaro alle innumerevoli vittime umane. Si parla di un approccio sbagliato, forse troppo radicale per alcuni che invece sostengono la necessità di trovare soluzioni che permettano quasi, per così dire, di vivere con il proprio cancro. Probabilmente uno dei problemi maggiori è la continua casistica in aumento. In altri ambiti le illusioni sono state addirittura stupefacenti. Pochi anni prima dell'emergere dell'AIDS il general surgeon del dipartimento della sanità degli Stati Uniti aveva sostenuto che si era chiusa l'era delle malattie infettive. E' evidente a tutti che la microbiologia ha degli interessi che sono attualissimi, non solo per quanto riguarda ancora le malattie a trasmissione sessuale, ma anche per il pericolo statisticamente previsto di una nuova pandemia e per i timori reali del sorgere di nuove zoonosi, pensando all'esperienza della nuova variante del morbo di Cruetzfeld Jacob e ai paventati rischi della tanto discussa aviaria. Tutto questo può far pensare che sia necessario una nuova visione del concetto di malattia. Una soluzione può essere in chiave evoluzionistica. L'applicazione dei concetti neodarwiniani alle patologie umane sta facendo nascere una medicina basata sull'evoluzione. Sembra dunque potersi aprire una nuova fase metodologica che fa seguito alla tradizione clinica, alla tradizione sperimentale o fisiopatologica e alla tradizione dell'epidemiologia clinica che trova poi la sua risultante principale nell'evidence base medicine.