Leggevo con molto interesse l'ultimo libro dello psicoterapeuta Matteo Lancini, L'età tradita, da anni in prima linea nel capire e curare anche i problemi degli adolescenti. Nel fare un confronto con gli adolescenti di altri periodi afferma: "La spinta trasgressiva che ha fatto da regista profonda delle azioni dei giovani alle prese con i compiti evolutivi è stata sostituita dalla delusione." E ancora prima scrive: "Se la prospettiva futura è troppo angosciante, allora si può desiderare e decidere di sparire per sempre." Affronta così il tema del suicidio da intendersi come atto pensato per sparire di fronte al senso di inadaguetezza. Lasciando ovviamente a lui e ai più esperti l'approfondimento di tematiche tanto tragiche quanto importati. Io prendo solo spunto da quanto citato per fare una breve riflessione su un mezzo molto in voga oggi che non mi ha personalmente mai del tutto preso. Chissà, forse sono troppo classico.... Mi riferisco all'utilizzo delle storie. C'è un mondo di individui scomparsi sui social che silenziosamente compare e nel giro di 24 ore scompare perchè questa è la durata delle storie. Sembra un modo per affermare la propria presenza che oggi è da intendersi "la propria visibilità" senza l'ansia del giudizio. Esserci, ma scomparire. Ci sarebbero da fare riflessioni più profonde su questo bisogno di trasmettere all'altro un furtivo senso di soddisfazione, benessere fatto di immagini che trasmettono il senso di una vita vissuta, piena e alleggerita dai problemi.
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