Non é facile capire perché una madre con due figli piccoli, separata e disoccupata continuasse a portare avanti una relazione con un ragazzo che non era la prima volta che si mostrava violento coi suoi minori. Non é facile comprendere il bisogno di una donna di ritrovarsi tra le braccia di un ragazzo che probabilmente in un contesto dove i modi decisi, forti, la capacità di imporsi e di sapersela cavare tra furti e denunce, diventano simboli prioritari e necessari di protezione della propria tana. Non valgono probabilmente i nostri canoni di giudizio perché le norme sociali si rifanno ancora a qualcosa di ancestrale, di arretrato e di fisico dove l'unica aspettativa é quella di riuscire a farla franca rispetto ad un destino che non lascia molte opportunità alla speranza di avere un futuro migliore. Per questo non me la sento di giudicare né tanto meno di condannare una madre che forse voleva soltanto dare un padre ai propri figli per poterli crescere e proteggere. E forse la rottura di quel letto nuovo, ottenuto con dei sacrifici, ha rappresentato la rottura di uno spazio di separazione da un certo mondo, perché sappiamo quanto carica di significato può essere la cameretta dei bambini. Una donna insomma la cui dipendenza affettiva non ha reso in grado di capire che nel narcisismo patologico del suo ragazzo c'era il pericolo maggiore da cui dover proteggere i propri figli. Una storia profondamente drammatica tanto più perché descrive in modo estremo l'angoscia delle frustrazioni odierne che ci si sforza di contenere fino all'esplosione di una tragedia indicibile.
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