16 settembre 2012
Prometheus
Non vorrei esagerare e probabilmente lo dico influenzato dalle mie più recenti letture, ma Prometheus, il film di Ridley Scott, va interpretato in chiave psicanalitica. C'è il tema dell'inconscio come luogo da esplorare per poter trovare le proprie origini. E' un inconscio dalle istanze onnipotenti, rappresentate dagli alieni dalle sembianze simili alle nostre anche se ipertrofiche, e dalle istanze distruttive rappresentate da una strana sostanza vitale che porta alla formazione di creature mostruose che fecondano in modo mortale per generare. In questa mia interpretazione psicanalitica, sicuramente originale, c'è un rapporto intrinseco tra le varie istanze che compongono l'inconscio in quanto gli alieni dal volto statuario sembrano essere gli artefici o per lo meno gli scopritori di quella strana sostanza che genera vita attraverso la morte. In questo senso appare significativa la frase dell'anziano imprenditore proprietario dell'astronave, prossimo alla morte, che dice alla propria figlia che tutti i figli desiderano veder morire i propri genitori. La trama del film è meno lineare di quello che si possa pensare dopo averlo visto. L'incipt consiste in uno di questi alieni dal volto statuario che beve probabilmente la stessa sostanza mortifera per suicidarsi. Il suo corpo dilaniato cade lungo la cascata di un fiume in piena e il suo DNA si disperde nelle acque. Sarà lo stesso DNA che poi arriverà a dare vita a noi uomini. Gli esploratori si ritrovano praticamente in quello che io interpreto essere come una sorta di inconscio, che si scopre in realtà essere un' astronave. Al suo interno non si capisce bene cosa sia successo, fatto sta che un alieno viene risvegliato dopo essere stato per un tempo indefinito crioconservato. Appare essere come una creatura titanica, priva di sentimenti e decisa senza ombra di dubbio a portare avanti la propria missione. La caverna non è altro che un'astronave con un potente cannone costruito con lo scopo di distruggere se non il pianeta terra, tutto il genere umano. Dunque le nostre origini si celano in queste istanze rappresentate dall'onnipotenza creatrice degli alieni e dalla sostanza mortifera, forse non a caso di colore nero, che nel conflitto tra di loro portano alla generazione dell'essere umano. Questo inconscio deve rimanere segregato altrimenti irruppe disgregando l'io che è rappresentato per l'appunto da noi esseri umani. E' un inconscio in cui abbiamo creature primitive come possono essere dei rettili, il nostro tronco encefalico se pensiamo al cervello tripartito di Mc Lean, e marchingegni di altissima tecnologia, il nostro encefalo. Dunque è un inconscio fatto di razionale e irrazionale. Da esso, dalle sue potenzialità demiurgiche come ci viene alla fine svelato dai nostri sogni, nasce l'opera più straordinaria di tutto il creato che è la nostra coscienza ovvero noi stessi. Un'opera che si ritrova per le sue speciali peculiarità ad avere una posizione dominante. L'inconscio cercherà di riprendersi il proprio dominio, ma l'io sarà in grado attraverso meccanismi di difesa, intuito, intelligenza e umanità, di preservare il proprio potere. Il rapporto con le nostre origini diventa una sfida anche con noi stessi. Insieme agli esploratori c'è un androide, creato dall'ingegneria umana che durante un dialogo in sostanza dice che sia un bene che non sia del tutto simile a noi. Come per dire che nei nostri limiti creativi c'è alla fine la nostra preservazione e la nostra libertà.
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