18 giugno 2011

IL COLORE DEI SENTIMENTI

Mi sono ritrovato per pura curiosità a confrontare le mappe fotografiche, sinceramnete un po' datate, presenti su Bing con quelle che sembrano essere decisamente più recenti offerte da Google. Nell'osservare la Brianza degli ultimi anni è inevitabile andare a vedere tutti quegli angoli che, pur non essendo oasi naturalistiche da preservare, sono ora cementificati. Dove c'era qualche campo ormai insignificante sono nati capannoni e case, un lavoro e un tetto per tutti verrebbe da dire. Eppure la facile ironia lascia a breve spazio ad una sorta di malinconia per quegli spazi che non ci saranno mai più. La Brianza nel giro di poco tempo è diventata più grigia di quello che probabilmente ci aspettassimo. E probabilmente nessuno si è disteso su un inutile campo fatto di arida terra ed erbacce per fermare le cosidette colate di cemento. Forse abbiamo lasciato che si salvasse il presente, soprattutto economico, condannando il futuro. Ma combattere per far fronte a questo grigiore sembra quasi un modo per salvare il proprio privilegio di vivere in una zona ricca e avanzata senza dare spazio agli altri. Insomma, siamo prigionieri delle nostre debolezze, immersi in un sistema che può solo darci l'illusoria soddisfazione di una vittoria di Pirro. A cosa sono servite le battaglie per non far costruire un nuovo condominio all'interno di un prato diventato parco nella propria via, quando tutto il resto è andato perso? Ormai non serve più neppure andare verso Erba. La conca erbese, dopo il cavalcavia di Merone, è diventata anch'essa un abbraccio grigio.

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