15 marzo 2009

DOVE SONO FINITE LE EMOZIONI?


Basterebbe fermarsi al titolo con questa domanda che non trova risposta. E' ancora una volta troppo facile fare paragoni con epoche passate che possono soltanto far riaffiorare nella mente vaghi ricordi e difficili immedesimazioni. Una volta la mortalità infantile era così alta che, pur non mancando di valore la vita, c'era un senso di rassegnazione che al giorno d'oggi apparirebbe essere mostruoso. O forse si accettava in silenzio un destino infausto che colpiva un po' tutti, ma non per questo il dolore per la morte di un figlio poteva avere un altro peso. Certo, aspettare il proprio ragazzo che vuole scoprire la vita uscendo il sabato sera riappropriandosi di un'identità soffocata dalla quotidianità, è diverso che saperlo in guerra. Ma oggi il tempo ha altri ritmi e soprattutto non ha la stessa costanza di una volta. In una società del desiderio continuamente da rinnovare e da soddisfare come qualsiasi cosa che si possa utilizzare e gettare, l'emozioni sembrano avere perso qualcosa. Non credo mai nella verità di una scenata. L'emozioni vere sono quelle che si tengono dentro, che fanno venire gli occhi lucidi, che ti fanno andar via. Oggi se si sente una notizia tragica al telegiornale bisogna dire qualcosa, imprecare per non far sentire la propria freddezza. Siamo la generazione di chi ha visto tutto, ma non ha vissuto niente. Emblematica è la scena di un pesonaggio di un reality show che stringeva gli occhi per piangere, si sforzava perchè il copione lo richiedeva. Ma l'emozioni si sentono dentro, non si vedono fuori.

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