
Alcuni medici parlano ancora di razze. Lo fanno sbagliando perchè è una terminologia inappropriata e inopportuna. Già nel 1972 Richard Lewontin ha dimostrato la falsificazione scientifica del concetto di razza. L'85 per cento della variabilità genetica è ripartita tra gli individui di una stessa popolazione, dunque la percentuale restante è insufficiente per fare una ripartizione in razze. Non a caso il concetto di razza aveva creato dei problemi in passato dando vita ad un numero imprecisato di classificazioni. Studi più recenti hanno inoltre dimostrato che la frazione di variabilità tra popoli diversi è praticamente sovrapponibile a quella presente tra individui di una stessa popolazione. In antropologia il criterio tassonomico con la quale si delinea l'albero filogenetico della nostra specie è quello della condivisione di geni derivante dalla comune parentela. Sarebbe del tutto arbitrario basarsi sulla convergenza ecologica, cioè considerare le popolazioni tanto più simili quanto lo sono gli ambienti in cui vivono. Filogeneticamente c'è parentela tra gli europei e gli africani, piuttosto che tra europei e asiatici o africani e popolazioni indigene australiane. Eppure se ci si pensa bene dal punto di vista ecologico tra questi ultimi e gli africani ci sono più cose in comune. In medicina bisognerebbe far riferimento alla provenienza geografica evitando di cadere in un errore teorico parlando di razze. Ad esempio nella terapia della tubercolosi si usa l'isoniazide. Questo farmaco deve essere acetilato per essere degradato. Ci sono dei soggetti che lo fanno in modo lento, dunque essendo più lenta la capacità di metabolizzarlo, rimane per più tempo nell'organismo palesando la sua tossicità. Altri soggetti hanno invece degli acetilatori rapidi, rispondendo meglio alla terapia. In questo caso fare una suddivisione in razze tra lenti acetilatori e rapidi acetilatori sarebbe estremamente superficiale. Per inciso si parla di popolazioni asiatiche dove la forma del gene lento è presente in percentuali del 5-10 per cento. Nel nord Europa arriviamo al 60-70 per cento, mentre negli Stati Uniti d'America, considerando in modo omogeneo tutta la sua popolazione, siamo intorno al 50 per cento.
Nessun commento:
Posta un commento