15 agosto 2007

IL METODO CHE C'E'


L'affermazione di una nuova teoria molto spesso sembra avvenire in modo radicale, proponendo una netta rottura con quelle precedenti. In realtà il più delle volte siamo di fronte a dei miglioramenti che non necessariamente escludono il quadro precedente. Ad esempio le teorie di Newton con l'avvento della teoria della relatività sono andate incontro a delle restrizioni, più che ad una loro completa bocciatura in termini pratici. Ci sono teorie che possono essere addirittura entrambe plausibili per descrivere le caratteristiche di un sistema complesso. E' ovvio che nell'ambito delle malattie umane una sola definizione sarebbe riduttiva. E' opportuno parlare sia di concetto ontologico, molecolare che funzionale e fisiologico di malattia. Altra questione è invece quella in cui tutte le volte si voglia sottolineare l'aspetto probabilistico delle teorie scientifiche. Il metodo induttivo porta a fare inferenza verso la miglior ipotesi possibile. Come critica ai risultati appresi è facile poter dire frasi del tipo: "Non è detto". Nell'attesa di un controesempio che la maggior parte dei detrattori della scienza aspettano, di quell'eccezione che trafigge un'antipatica teoria scientifica, gli scienziati stessi vanno avanti nel loro lavoro di critica. In questo sta la forza della scienza, ovvero di avere un sistema grazie al quale riesce a difendersi dai propri errori. Ha dei buoni anticorpi perchè sono all'interno della sua stessa natura metodologica. La scienza sa riconoscere al suo interno delle vere e proprie rivoluzioni teoriche. Se dunque l'arcigno detrattore riesce a portare il cosiddetto controesempio che smonta in tutto e per tutto una teoria non fa altro che aiutare gli scienziati ad usare il metodo scientifico. Forse alla fin fine si potrebbe dire che esiste solo questo di metodo conoscitivo. Ma queste sono questioni profondamente filosofiche lontane anni luce dalla posibilità di essere guardate dalla mia infinita ignoranza.

Nessun commento: