26 dicembre 2006

E' VIVO


E' difficile accettare la morte di una persona che non ha ancora l'età per morire. Se mai si possa definire un tempo nella quale sia opportuna che una vita vada vissuta, comunque sia ai nostri giorni si prende come riferimento per lo meno la vita media. Fare riferimento alla possibilità di arrivare ad età più elevate porterebbe troppa angosciosa. Di certo ognuno spera di poter vivere quella fase della vita sempre più lunga e complessa che è la cosidetta terza età. Personalmente, aggrappandomi a questo banalissimo ragionamento, riesco ad accettare una morte subbentrata in tarda età, mettendomi il cuore in pace per l'eventuale triste lutto che devo affrontare. Invece di fronte alla morte di una persona giovane non accetto nessuna giustificazione perchè ci sono età in cui non si può morire. La morte è un evento naturale, che alternandosi con la nascita permette alla natura di vivere, di crescere, di cambiare e di andare avanti, insomma di essere vita. C'è una figura mitologica che rappresenta un uomo che ha ottenuto l'eternità, ma non l'eterna giovinezza. Viene descritta come se fosse una cicala per le fattezze che si ritrova ad avere per il consumarsi del tempo. Una figura triste che forse fa capire che ad un certo punto bisogna vivere la propria morte e può darsi anche che diventi un desiderio. L'interveto medico che permetteva a Piergiorgio Welby di respirare era un mezzo per impedirgli di affrontare il momento terminale della sua vita. La sua scelta di rifiutare la terapia è la scelta di accettare appunto questa fase della vita che oggi sembra molto più difficile fare che un tempo. Certamente una volta l'alternarsi della vita con la morte era molto più frequente. Si era quasi abituati alla morte, la si vedeva in faccia. Oggi molto spesso sembra quasi che per tenere in vita delle persone giunte al termine ci si accanisca con eccessive terapie. Piergiorgio Welby aveva se non sbaglio sessantanni. Ha vissuto una vita con una malattia tremenda ed è facile dire da parte di tutti che nessuno vorrebbe mai trovarsi in quella situazione. E' la vita stessa che gli è stata precocemente paralizzata, rendendola qualcosa di tormentante. La malattia stanca, affatica la vita, fa sentire inermi e privati. Quello che ha chiesto Piergiorgio Welby è stato di poter vivere la propria morte in modo pieno, con consapevolezza, guardandosi in faccia. Ha chiesto di poter vivere senza impedimenti per lo meno il suo cammino verso la morte. In questo senso Piergiorgio Welby è uno che ha chiesto di poter vivere.

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