
L'ansia è la paura di subire delle modificazioni del proprio essere e quindi anche dei propri progetti che non sono altro che una pianificazione di quello che dobbiamo essere. Nel momento in cui dall'esterno subentrano possibilità di cambiamento allora, come un efficace allarme, l'ansia ci ricorda che siamo ancora vivi, che siamo ancora noi stessi. Sentiamo il cuore che batte, sentiamo il sudore sulla pelle, sentiamo il nostro respiro. Sentiamo che ci siamo. Vogliamo preservare noi stessi; riciclandoci simbolicamente magari mangiandoci le unghie. Gli ansiosi sono coloro che sono cresciuti con una idealizzazione di se stessi. Il rapporto con il mondo esterno rompe questo ideale di sè. Allora può essere meglio fermarsi, chiudersi in un proprio spazio protettivo, fingersi morti senza respirare piuttosto che mettersi in gioco. L'ansia è processo conservativo. Per questo motivo l'ansioso ha la particolare capacità di mantenere il controllo di se stesso e di tutti gli eventi in cui c'è una relazione con gli altri. Tuttavia il naturale bisogno di crescere, quasi istintivo che ogni persona vive, la necessità dei rapporti con gli altri e l'inesorabilità del tempo che passa porta inevitabilmente ad una continua rottura con se stessi. Lo stare fermi diventa soltanto una situazione che porta all'angoscia, a sentirsi impotenti e dunque a sentirsi terribilmente inutili. Quello che si pensava di essere, se non perfetti, ma comunque adatti, bisogna avere la forza di modificarlo perchè altrimenti si rimane imprigionati sotto l'aurea idealizzata di una personalità statica. Invece una persona deve essere in grado di saper perdere parte di se per lasciare spazio a dell' altro che permetta di adattarsi al mondo esterno in cui si vive. Quasi fondamentale diventa la capacità di trasgredire di se stessi. Bisogna capire che per affrontare la vita bisogna essere pronti ad andare avanti senza rimpiangere la propria muta che finalmente si ha avuto il coraggio di buttare via.
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