
Vent'anni fa accadeva il disastro di Chernobyl. Oggi appare ormai chiaro come il fatto non sia stato un semplice episodio limitato nel tempo, ma prosegue segnando indelebilmente un territorio irrimediabilmente contaminato e rendendo traumatico il destino di tutti quei bambini che ne subiscono tutt'oggi le conseguenze manifestando svariate forme tumorali. Non è solo il ricordo di un disastro passato, ma la presa d'atto di una tragedia presente. Dal reattore della centrale elettronucleare di Chernobyl non uscì soltanto una nube radioattiva, ma la consapevolezza maggiore del potere che l'uomo con il proprio intelletto ha saputo acquisire. La responsabilità riguardo il mondo che lo circonda, la sua tutela, la sua cura, la certezza di avere la forza di poterlo ferire, distruggere, annientare. E' uscita fuori la certezza che il mondo su cui viviamo è uno solo. Le nostre azioni, i nostri sbagli posso mettere a repentaglio la vita di chiunque viva sul nostro pianeta. Chernobyl non ha messo fine all'utilizzo dell'energia nucleare, ma ha dato inizio all'ultimo giro di valzer dell'uomo su questa terra che il potere della distruzione ha fatto diventare una sua assoluta proprietà. Se vogliamo continuare a ballare dobbiamo rispettare il mondo che ci circonda.
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