01 febbraio 2011
Il diavolo
Molte persone sembra che abbiano bisogno del diavolo. Non dico di sostenerlo, di appoggiarlo addirittura nelle sue efferatezze, ma per lo meno di richiamarlo, di porselo accanto attraverso tutta una serie di simbologie, di espressioni musicali e artistiche che ne richiamino il senso e l'immagine. Il diavolo può essere visto nella nostra nostra concezione come una proiezione di tutti quegli aspetti negativi che riponiamo in esso. Rappresenta tutto quello che non si dovrebbe fare, il peccato per antonomasia, l'antitesi alla nostra salvezza. Eppure nella nostra esperienza di vita non manca mai come compagno delle nostre colpe. Per gli antichi greci le figure dei demoni rappresentavano il tramite tra il mondo degli Dei e degli eroi e i comuni mortali. Forse, senza addentrarsi in un analisi più approfondita sulle varie distinzioni tra tutte queste figure demoniache, ancora oggi non siamo lontani da questo tipo di ruolo e funzione. Se da una parte poniamo il bene come valore razionale inquanto cosa giusta da fare, con le sue declinazioni scientifiche e religiose, non manca nell'uomo quel bisogno di dare espressione alla propria irrazionalità. Nell'errore l'uomo si rispecchia perché ritrova la sua stessa natura, fatta soprattutto di un' emotività che non trova spazio nell'ordine prestabilito della logica.
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