
Fate la carità. Il mio viaggio all'estero nella città meneghina inizia con il suono di una balalaika sulla metropolitana verde per andare a Crocetta. Fortunatamente la fermata è arrivata prima che mi si presentasse davanti il classico bicchiere di carta della coca cola dove poter mettere dentro le mance. Lungo i marciapiedi di Milano ho dovuto evitare di calpestare due fagotti umani che si sono presentati quasi all'improvviso perchè facevano tutt'uno con lo sporco dell'arredo urbano. Mi si è presentato il classico "marocchino", ormai chiamato così anche se nessuno sa veramente da che paese provenga. Con la sua solita cesta a tracollo ricca di accendini e braccialetti penzolanti, dopo avermi chiamato amico, se n'è andato via serioso. Stupidamente gli ho detto che c'era la crisi. Ho evitato di fare battute, quando alle spalle ho sentito la voce fetida e insistente di uno che mi chiedeva esattamente un centesimo. Ero seduto in un locale che si affaccia lungo le vie di Brera, uno dei posti più simili a Sodoma e Gomorra che ci siano sulla faccia della terra. In questo centro del male, simbolo nefasto di una società falsa e disumana, tra un sorso e l'altro del mio aperitivo, ho detto di no a tutti quelli che volevano qualcosa dalla mia coscienza. Mi sono passate davanti prima rose gialle e poi rose rosse. La zingara mi sembrava quasi di averla aspettata. Ad un certo punto ho chiamato il cameriere. Gli ho chiesto se lo scontrino dovevo andarlo a prendere io alla cassa o se me lo avesse portato lui. Come tutti gli altri ragazzi avevo pagato senza riceverlo. Ma io non potevo di certo rifiutarmi di fare almeno in questo modo la carità.
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